LE ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO

NELLA PROVINCIA DI FOGGIA


Le organizzazioni di volontariato censite dalla FIVOL nel 1997 nella provincia di Foggia sono 84 e rappresentano il 13% di quelle presenti nella regione Puglia, una aliquota inferiore di 4 punti percentuali rispetto a quella della popolazione provinciale (il 17,2%). Esse rivelano alcuni tratti distintivi talvolta rispetto al solo dato nazionale e talvolta anche nei confronti dell'area geografica di appartenenza (Sud-Isole). Non sempre, per altro, risultano omogenee alle unità operative delle altre 4 province pugliesi. Per caratterizzare meglio il volontariato organizzato foggiano si prenderanno di seguito in esame le variabili maggiormente connotative di tale fenomeno.

1. La fenomenologia tipica del volontariato foggiano

Gli aspetti di differenziazione più significativi sono i seguenti:

- come nel Mezzogiorno, in generale, il volontariato organizzato nel foggiano è un fenomeno tendenzialmente più recente: il 54,8% delle unità censite nella provincia si sono costituite dal 1986 al 1997 (anno della rilevazione) a fronte del 46,5% nazionale. Il dato andrebbe comunque valutato anche in considerazione della dinamica di natalità-mortalità delle organizzazioni di volontariato e quindi interpretato tenendo conto della vita media delle organizzazioni attive in termini di "resistenza" a operare e rimanere sul mercato della solidarietà;

- è inoltre un fenoneno peculiarmente urbano, date le caratteristiche policentriche della provincia che a~movera comuni di dimensioni demografiche superiori a quelle medie, anche rispetto alla stessa Puglia: il 59,5% delle organizzazioni di volontariato foggiane sono ubicate in


comuni urbani (sopra i 50.000 abitanti), mentre questi costituiscono il del totale di quelli presenti nella provincia; il dato delle altre province scende al 28,4%, ben più vicino ai valori del
Meridione (32 9%) e soprattutto, a quello nazionale (29,2%);

- si tratta di organizzazioni costituitesi in misura molto più cospicua senza personalità giuridica e mantengono tale aspetto di informalità nel tempo: 1'89,3% delle organizzazioni della provincia foggiana sono "semplici di fatto" rispetto al 74% di quelle operanti nel Mezzogiorno e al 68,1% di quelle censite a livello nazionale. Ciò non significa carenza di atti formali di costituzione e/o regolamenti, dato che nell'88,1% dei casi i gruppi foggiano vantano la presenza di atto costitutivo, statuto e talvolta anche di un regolamento. Il dato nazionale (il 74,8%) indica al riguardo una minore formalizzazione interna delle organizzazioni;

- l'aspetto maggiormente peculiare di questo volontariato è la sua spiccata propensione alla non iscrizione al registro regionale del volontariato. Solo il 15,5% delle unità foggiane risulta iscritto, mentre il 9,5% non ha i requisiti per ottenere il riconoscimento pubblico. Al contrario il 75% pur avendone i requisiti teorici richiesti (anzianità di attività, presenza di atti come statuto e- regolamento, organi di governo, ecc.) non risulta iscritto, non diversamente da quello che si verifica nelle altre province pugliesi (76,ó%), ma all'opposto di qt~anto si evidenzia a livello nazionale dove l'aliquota delle non iscritte (ma potenzialmente idonee) costit~isce uila minoranza di organizzazioni (il 40,3%). Il dato pugliese è lontano anche da quello del Mezzogiorno (57,7%) dove pure risulta evidente un ritardo da parte delle Regioni nella istituzione e nella gestione dei Registri del volontariato.

Può essere interessante capire quanto questo fenomeno di non "pubblicizzazione" delle organizzazioni di volontariato foggiano, e pugliese in generale, dipenda da fattori intrinseci alla storia del volontariato locale e regionale e quanto invece si debba addebitare a ritardi e inadempienze della Regione Puglia;

- una spiegazione parziale della non iscrizione delle organizzazioni di volontariato pugliese risiede nel fatto che sono maggiormente permeate dalla matrice ideale di ispirazione cattolica: il 52,4% a fronte del 45% del Mezzogiorno e del 38,8% di quelle complessivamente censite a livello nazionale; il dato delle altre province pugliesi è ancora più macroscopico al riguardo dato che le organizzazioni di area cattolica raggiungono il 58,4% del totale;

 

- una conseguenza ma anche una ragione della netta prevalenza alla non iscrizione al Registro regionale del volontariato risiede nella cospicua quota di organizzazioni foggiane che agiscono in modo separato dal pubblico: infatti, 4 organizzazioni su 10 non hanno alcun rapporto - nè di convenzione, né di finanziamento - con un ente locale né di collaborazione con un servizio pubblico; si tratta di una situazione discordante anche rispetto alle organizzazioni che operano nelle altre province pugliesi dove il tasso di estraneità rispetto al pubblico è del 25,9%, non diversamente da quanto si verif~ca a livello nazionale (25,7%) e poco meno di quanto si registra nel Mezzogiorno (30,9%). Le unità convenzionate con l'ente locale o Azienda USL raggiungono la quota del 21.5% nel foggiano, del 28,1% nelle altre province della regione, del 27,ó% nel Sud e del 44,3% nell'intero paese;

 

- il minor rapporto con l'ente locale o l'ASL comporta anche una disponibilità più ridotta di risorse e finanziamenti pubblici: questi costituiscono una fonte di entrata altrettanto consistente o superiore a quella privata nel 15,ó% delle organizzazioni foggiane rispetto al 28,1% delle altre pugliesi, al 25,1% di quelle meridionali e al 29,2% di quelle nazionali. Al contrario, le organizzazioni foggiane contano esclusivamente sulle proprie capacità di attrarre risorse finanziarie nel 72, 3% dei casi rispetto al 51% di quelle pugliesi, al 55,4% di quelle meridionali e al 46,7% di quelle nazionali.

Va però evidenziato che le uniche risorse non pubbliche che esse riescono ad acquisire in misura superiore a quella media nazionale, e di ogni altra area posta a confronto, sono quelle che deri _ano dalle quote associative o dai contributi degli stessi volontari: 1'89,5% rispetto al 73,7% delle restanti province pugliesi e al 79,9% nazionale; in questo caso il valore foggiano che attesta la capacità di ripristinare le risorse facendo riferimento unicamente alla propria base associativa è pressoché in linea con quello del Mezzogiorno. Minor peso hanno invece le donazioni di persone singole (53,9%) ma, soprattutto, i contributi di imprese e fondazioni (9,2%) che le organizzazioni foggiane sembrano attrarre se non in misura marginale rispetto a quanto si verifica nel resto della Puglia (26,3%) e nel paese in generale (30,2%).

- la minor propensione a garantirsi un mix di risorse pubbliche-private determina per le organizzazioni pugliesi una più scarsa spesa per le attività di volontariato e quindi un valore economico tli queste inferiore a quello medio (più che dimezzato rispetto a quello nazionale), come si evince dal rapporto tra ore annuali di volontariato e spesa complessiva. Non a caso 38 unità su 100 rivelano il valore economico più basso (fino a 500 lire) a fronte delle 27 pugliesi, delle 24 meridionali e delle 20 nazionali;

- sul dato del valore economico medio delle prestazioni orarie incide però anche la dotazione delle risorse umane e la disponibilità oraria media di impegno nelle organizzazioni. Nel caso del l`foggiano (e del pugliese) mentre non si discostano per dimensione media dei gruppi di volontariato rispetto alla generalità di quelle operanti a livello nazionale, si registra un maggiore impegno medio orario settimanale dei volontari. Le organizzazioni in cui i volontari sono impegnati mediamente più di 7 ore settimanali rappresentano il 47,ó% di quelle presenti nel foggiano, il 40,5% nel Sud-Isole e il 33,3% nell'Italia;

- si tratta di organizzazioni che essendo ancor meno caratterizzate da un mix di volontari, retribuiti (meno del 10% rispetto al 12,4% del totale nazionale) e obiettori di coscienza, i volontari svolgono in modo esclusivo nel 93% di esse tutte le funzioni organizzative interne;

- i volontari attivi proprio perché costituiscono una risorsa così importante nelle organizzazioni foggiane usufruiscono di maggiori opportunità sul piano della formazione: solo il 13,9% di queste non attuano programmi di formazione per i propri volontari a fronte del 23% del Mezzogiorno e al 26, 19% dell'Italia, mentre in questo caso il dato delle altre province pugliesi è dissonante da quello foggiano: il 28,4%.

Inoltre, analizzando le esperienze formative più importanti come i corsi annuali e periodici di tipo teorico-pratico si evidenzia che i volontari del 55,7% delle organizzazioni foggiane ne hanno usufruito e quindi proporzionalmente più che nel Sud (46,2%) e nel complesso del paese (43,7%, nelle altre province pugliesi si ha il 42,1 %);

 

- i gruppi di volontariato foggiano sono inoltre caratterizzati da una più cospicua componente giovanile: nel 31.3% l'età media non è superiore ai 33 anni e nel 63,1% delle unità esaminate l'età dei volontari non supera i 45 anni; le rispettive aliquote nazionali sono del 19% e del 50,8%. All'opposto annoverano quote più basse di persone di età avanzata o anziana. Non vi sono in questo caso differenze significative con quanto si verifica nella regione e nel Sud, in relazione anche alla più recente fioritura del fenomeno in queste aree del paese. Tale caratteristica è altresì correlata con una più estesa presenza media femminile: tale componente incide in misura uguale o superiore al 60% dei volontari attivi nel 53,1% delle organizzazioni pugliesi rispetto al 37,8% delle altre province pugliesi, al 31,2% del Sud e al 40,8% nazionale. Altra caratteristica del volontariato provinciale è quella di una concentrazione tendenzialmente più elevata di soggetti disoccupati (in media 2,1 rispetto a 1,0 della Puglia e all'1,3 dell'Italia) ma leggermente meno rispetto al dato meridionale (2,4);

 

- le utenze assunte dalle organizzazioni foggiane in proporzione superiore a quella media nazionale e subnazionale sono, nell'ordine:


* l'età evolutiva e giovanile: il 40,5% rispetto al 22,9% delle altre province pugliesi, al 29% del
Sud e al 25~1% nazionale; '4

* la devianza: il ~3,8% rispetto al 13,8% delle altre realtà meridionali e al 10~7% complessivo;

* il disagio femminile e le donne in generale: il 17,9% rispetto al 7~5% pugliese, all'8,3% meridionale e all'8.3 % nazionale;

- media oraria settimanale dei volontari che sono in proporzione maggiore giovani e donne rispetto a qualsiasi area considerata.

La sua operatività specifica è a favore di minori, adolescenti e giovani e, più che altrove, si prodiga a favore delle donne e loro specifico disagio. Rivela un'attenzione primariamente preventiva, soprattutto rispetto ai fenomeni di disagio e devianza, non disdegnando l'attività sulla strada, nei quartieri e nei campi nomadi. Interviene anche con prestazioni socio-assistenziali e nelle strutture di accoglienza temporanea nei confronti di immigrati e nomadi, ma anche poveri e senza tetto.