(*) Viene qui pubblicata la parte centrale (limitata all'esame di alcuni motivi) di uno studio dedicato globalmente alle prose di Ungaretti, nel contesto della sua produzione poetica.
1 - Le prose ungarettiane di viaggio e di invenzione, apparse per la prima volta come articoli giornalistici negli anni 1931-1934 sulla "Gazzetta del popolo" di Torino, furono poi raccolte dal poeta in successive ondate di pubblicazioni: 1) il libretto Il povero nella città (Milano, Edizioni della Meridiana, 1949) che raggruppa alcuni brani del 1931 e del 1932, oltre a due poesie e al saggio sul Don Chisciotte del Cervantes; 2) nel numero speciale della rivista "Letteratura" dedicato ad Ungaretti nel 1958, la sequenza di Quaderno egiziano che raccoglie le prose egiziane confluite nella prima sezione, dallo stesso titolo, del successivo libro; 3) Il Deserto e dopo, Milano, Mondadori, 1961 (d'ora in poi citato con la sigla DD), che raggruppa la quasi totalità delle prose di viaggio e di invenzione ungarettiane (su cui, quindi, si concentrerà l'attenzione critica) e che è articolato in sei sezioni (ciascuna delle quali è divisa in numerosi 'capitoli'): Quaderno Egiziano, Monti, marine e gente di Corsica, Mezzogiorno, Il paese dell'acqua, Fiandre e Olanda, Le Puglie, mentre la settima sezione del libro, Páu Brasil, presenta una serie di traduzioni di poeti brasiliani contemporanei, di favole indie della Genesi e di un Canto popolare sertanegio, realizzate da Ungaretti); 4) l'ultimo libretto, Viaggetto in Etruria, Roma, ALUT, 1966, che contiene due scritti del 1935: Sfinge etrusca e Inno al ponte etrusco.
A queste opere bisogna aggiungere, o, per meglio dire, premettere, un articolo della "Gazzetta del popolo" del 24-10-1934, Egitto di sera, ripubblicato in "Beltempo", Almanacco delle Lettere e delle Arti, Roma, ed. della Cometa, 1940; e un brano (Lucifero) del progettato romanzo autobiografico Storia di Turlurù in "Critica Magistrale", a. III, n. 6, 15 marzo 1915, meritoriamente scoperto da U. Sereni (cfr. U. Sereni e C. Ossola, «L'atto di Lucifero»: Ungaretti apuano, "Lettere italiane", XlII, 1990, n. 3, pp. 388-413).
2 - Cfr. G. Cambon, La poesia di Ungaretti, Torino, Einaudi, 1976, p. 5, 139; e C. Ossola, Giuseppe Ungaretti, Milano, Mursia, 1982 (2a ed.) p. 23 ss.
3 - In Monologhetto (Cfr. G. Ungaretti, Vita d'un uomo. Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1969 , pp. 257-62) si intrecciano e si susseguono flashback dell'esperienza còrsa, su cui si innesta una rapida visione pugliese ("Da Foggia la vettura/ a Lucera correndo"), e di quella egiziana (che conclude, specularmente, il poemetto con un 'ritorno alla nascita'), ed anche di quella brasiliana.
4 - È dietro ("È dietro le casipole il porticciuolo/ Con i burchielli pronti a scivolare/ Dentro strette lunghissime di specchi,/ Ed una vela, farfalla colossale,/ Ha raso l'erba e, dietro le casipole,/ Va gente, con le vetrici s'intreccia") è quasi un calco di alcuni passaggi della prosa Il mare addomesticato: "Ed ecco il porticciuolo dietro la casipola con i burchiellini pronti a scivolare sulle mille strade liquide. Ecco una vela come una grande farfalla che passa a taglio sull'erba [...] Per il giunco e il vimine che, dietro le casipole sull'acqua, fanno i loro intrecci?" (DD, pp. 287-8).
5 - È possibile disegnare, come ha fatto Cambon (cfr. op. cit. pp. 139-140), la mappa degli itinerari (avanti e indietro nel tempo, delle anticipazioni e dei riecheggiamenti) e delle interazioni o innesti tra prosa e poesia.
6 - Su tale argomento si notino i punti di vista convergenti di Ossola (cfr. op. cit., p. 340: "i «viaggi» di Ungaretti [...]: agnizioni della memoria, agglomerati onirici sul deserto del reale, «galleria» preziosa di reperti salvati dalle rovine, museo di una storia e di una vita che il poeta visita con gusto archeologico, «quale immagine di prima in mente», ultimo «viaggiatore di rovine» che la nostra letteratura abbia prodotto, ideale erede dei poeti romantici, da Goethe alla Corinne ou l'Italie di M.me de Staël), di Cambon" (op. cit., p. 139: "la cronaca è storia interiore; la descrizione, sondaggio?") e di Giorgio Baroni (Giuseppe Ungaretti, Firenze, Le Monnier, 1980, p. 116: "I luoghi visitati hanno indubbia importanza, quindi, nella traccia delle singole composizioni, ma non si deve pensare che Ungaretti faccia la classica e fedele descrizione della realtà locale. Sembra piuttosto che questa o, meglio, qualche particolare di essa, sia spunto di visioni che saranno l'autentico tema del racconto. Così storia e leggenda appaiono strettamente intrecciate al pari di documento con allucinazione").
7 - Il povero nella città, Milano, Edizioni della Meridiana, 1949, p. 9.
8 - Del rapporto Ungaretti-pittura del '900 si è recentemente occupata Francesca Bernardini Napoletano nel bel saggio Parola e immagine. Giuseppe Ungaretti e l'arte italiana del Novecento in Poesia italiana del Novecento, FM 1993, Roma Ed. Riuniti, 1993, pp. 49-78 (Annali del dipartimento di Italianistica dell'Università "La Sapienza", Roma).
9 - Afferma Ungaretti, durante la presentazione del libro delle poesie di Allen Ginsberg, Jukebox all'idrogeno, presentazione avvenuta a Napoli il 10 febbraio 1966, e della quale in Saggi ed Interventi, Milano, Mondadori, 1971, viene riportato il testo scritto: "Mi si offrono stasera qui tre occasioni felici: di ritrovarmi a Napoli, in una delle città del mondo più amate [] Napoli è per me un grande ricordo che incomincia sino dal nascere della mia fama di poeta. Nel '16, cinquant'anni fa giusti, venni qui, ci venni dalle trincee, vestito da soldato, scalcinato, con gli ottanta esemplari stampati a Udine del mio primo libro, Il Porto Sepolto. Avevo collaborato alla "Voce" e a "Lacerba"; ma era stata la "Diana" di Gherardo Marone, a pubblicare a una a una quelle poesie via via che mi riusciva di fermarle sulla carta, era stato Gherardo a farne sentire la novità prima che le raccogliessi in volume. Gherardo mi ospitò nella casa dei suoi, e da essa partì per l'Italia e per il mondo Il Porto Sepolto".
10 - Cambon parla dell'itinerario del Deserto e dopo che ripercorre quello mentale dei Fiumi: "Né sfuggirà, nella susseguenza delle parti principali che, consumata ormai l'occasione giornalistica, è divenuta qui struttura generale del libro, quel passare dall'Egitto natio (e straniero) all'Italia terra promessa [] per via di una Corsica [] che è un'Italia insularmente appartatasi dalla madrepatria linguistica in seno all'orbita francese" (cfr. op. cit., p.139).
11 - Ibidem, p.155: "prorompe poi senz'altro freno che la propria sintassi iterativa la forma metrica di Alle fonti dell'acquedotto [] L'ordine paratattico, l'anafora solenne, il variare e il dilagare dei versi come lo stesso empito dell'acqua a cui si inneggia, ci dànno una struttura ritmica libera e costante al tempo stesso, sul modello di Whitman, del Rimbaud di Illuminations (ma anche dell'Apollinaire più informale), e di Francesco d'Assisi".
12 - Per le poesie D'agosto, Ti svelerà, Di luglio, Sereno, Le Stagioni, e il 24° degli Ultimi cori per la Terra Promessa, cfr. G. Ungaretti, Vita d'un uomo. Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1969 , pp. 124, 127, 122, 130, 105, 281.
13 - Cfr. N. Frye, Anatomia della critica, Torino, Einaudi, 1969, pp. 171-208.
14 - Cfr. Cambon, op. cit., p. 144.
15 - Cfr. G. Ungaretti, Tutte le poesie, op. cit., p. 226.
16 - Cfr. op. cit. 1982 (2a ed.), p. 361.