Elisabetta Pani

RAPPORTO SULL’ESTATE CULTURALE 2005

IN PUGLIA

 

 

Indice:

Premessa

I precedenti storici

Puglia d’Estate

I criteri della ricerca

I dati complessivi della ricerca

I luoghi

Sponsorizzazioni ed Organizzazione

La comunicazione

La componente turistica

Carattere dell’estate/spettacolo in Puglia: La musica trionfante.

Considerazioni finali: i "sentieri".

 

Premessa.

Le rappresentazioni di spettacoli (opera lirica, teatro di prosa, danza, concerti, etc.) realizzate nel periodo estivo, da Giugno a Settembre, vanno sempre più aumentando di numero e mutano profondamente la stessa organizzazione teatrale.

L’organizzazione delle rappresentazioni si erano venute fissando, nel tempo, in precisi periodi dell’anno con la "stagione teatrale".

La stagione è "il periodo in coincidenza del quale nei teatri si hanno spettacoli continuati" (Enciclopedia dello Spettacolo).

In Italia soltanto nel ‘700 si comincia ad organizzare recite continuative di opere liriche con pubblico pagante.

Infatti l'opera era ancora considerata spettacolo di Corte è riservata ad occasioni celebrative quali nozze principesche, "ingressi reali", solenni festività. Mentre restava forte l’interesse popolare per le grandi feste cavalleresche, i tornei, le mascherate.

A Venezia si tenne al Teatro "San Cassian" (1637) il primo spettacolo lirico a pagamento ma è nel corso del ‘700 che si aprono i primi Teatri per un pubblico pagante con i primi impresari nasce che praticamente avviano l’organizzazione teatrale moderna.

Le rappresentazioni dell’opera lirica vengono organizzate in "stagioni" , dette di Carnevale, che iniziavano il 26 dicembre e si chiudevano il giorno delle Ceneri. Non mancavano, peraltro rappresentazioni supplementari che gli impresari organizzavano in occasione di Fiere, di Feste religiose come nel periodo dell'Ascensione.

Nell'800 le "stagioni" vengono protratte fino a Pasqua, mentre cominciano a tenersi le prime rappresentazioni estive, proprio per le occasioni di Feste e ricorrenze popolar.

In Europa, mentre a Parigi e Londra si aprivano stagioni che duravano praticamente da ottobre a giugno, in Germania si diffondeva, anche presso le città minori, l'uso di tenere aperti i Teatri lirici per tutto l'anno.

Per quanto riguarda le compagnie del "teatro drammatico" ( prosa, commedia), nel cosiddetto "anno comico" gli attori avevano un contratto con il Capocomico che correva dal primo giorno di Quaresima all'ultimo giorno di Carnevale dell'anno successivo. Nel 1928 le organizzazioni teatrale modificarono la tradizione.

Si fissava "l’anno teatrale", non più "comico", che poteva avere inizio dal 1 settembre, poi 28 ottobre, per terminare il 31 agosto dell'anno successivo.

Dal 1950 in poi l’organizzazione delle stagioni teatrali si è venuta profondamente modificando, secondo le consuetudini ma anche le nuove esigenze del pubblico oltre che degli impegni, anche cinematografici e televisivi, degli attori.

Le attività estive restavano comunque marginali al complesso del lavoro teatrale annuale,

E’ dopo il 1980 che la spettacolazione estiva ha assunto grande rilevanza ed il fenomeno è estremamente complesso.

Innanzitutto il "teatro in estate" ha definitivamente mutato il rapporto con gli spettatori. L’uscita dai teatri ha definitivamente cancellato quel pur minimo senso di ritualità borghese che permaneva nella rappresentazione e si è creato un rapporto diverso, provvisorio e casuale, con il pubblico. Si è venuti a contatto con fasce nuove e diverse di pubblico. Profondi mutamenti nel costume sociale e la spinta che l’industria culturale, specie quella cinematografica e musicale, ha dato alla creazione di un pubblico nuovo, specie giovanile, in particolare femminile, accanto al pubblico anziano in un tempo di allungamento della vita, sono tra le cause di un diffuso e sempre più largo interesse verso le manifestazioni teatrali sia di prosa che musicale.

Molti degli spettatori di frettolosi spettacoli estivi sono divenuti poi stabilì frequentatori dei teatri invernali.

Il "teatro in estate" sollecita la creatività degli operatori, tende ad ampliare i repertori, richiama energie su settori diversi della musica alla danza, alla prosa e spinge a nuove forme organizzative il mercato della produzione di spettacoli. Gli organizzatori finiscono per assumere un ruolo non più di semplici cercatori di "piazze" per la proprie Compagnie ma suggeritori ed animatori di strategie di collegamento tra esigenze politiche e prodotto culturale. Si tratta infatti di produzioni in cui è fondamentale l'investimento pubblico e quindi le intenzioni politiche degli enti di riferimento sono la "natura" del prodotto a vendere.

La cultura - nel momento in cui l'economia dell'intrattenimento è uno dei fenomeni socio economici più potenti del nostro tempo. (Jremy Rifkin 2002) – esalta il suo ruolo tra consumo e mutamento proprio nelle rappresentazioni estive.

Viene a delinearsi un quadro della produzione culturale che somma spettacolo, intrattenimento, consumo, politiche sociali territoriali.

Non a caso il concetto di cultura come scienza sociale fa riferimento ad un sempre maggiore "insieme", eterogeneo, di elementi in cui possono unirsi, collegarsi, relazionarsi "cultura alta" e cultura popolare a forte significato antropologico. Già nella sua opera "Appunti per una definizione della cultura" (1948) Eliot comprende nel concetto di cultura attività di interessi diversi: dalle regate sul Tamigi alle sagre del cavolo bollito.

Lo spettacolo estivo diviene parte della cultura materiale con eventi nei quali, accanto alla produzione spettacolare, vengono collegate iniziative diverse dall'enogastronomia all'artigianato locale.

La cultura è ovunque (Hannerz 2001). Questa frase può sigillare proprio le estati dello spettacolo in cui l'organizzazione culturale,o meglio dello spettacolo, deve rapportarsi ad un mondo sociale in un processo di relazioni di natura dinamica al limite conflittuale per le diverse implicazioni che ciò comporta.

La complessità dei mutamenti culturali in atto nella nostra società, tra ambivalenza e contraddittorietà, si pone in un'epoca mutevole, frammentarie, incoerente. I codici e i modelli culturali si vanno moltiplicando nella frammentazione, nel policentrismo anche sotto la forte spinta dell'industria dei media.

L'instabilità sociale comporta commistione, fusione di generi e di tradizioni. Ancora più forte si pone, quindi, il problema della visibilità che non sempre si confonde con quello identitario.nella società del "villaggio localizzato" nella globalizzazione.

Problema della visibilità ormai esigenza primaria delle classi dirigenti politiche.

Le strutture organizzate nel settore del mercato culturale in specie dei festival estivi debbono quindi raggiungere il massimo di penetrazione nella comunità di riferimento prima ancora dell'esportazione del prodotto festival verso le sfere. In questo senso la sponsorizzazione privata non è soltanto importante per l'apporto finanziario al bilancio delle manifestazioni ma assume rilievo perché conferma la credibilità esterna della iniziativa.

Infatti il necessario investimento pubblico che sostiene le iniziative dello spettacolo estivo, spesso gratuite od a prezzo "politico", richiama il ruolo della cultura e dello spettacolo nelle problematiche legate allo sviluppo dei territori e lega i consumi culturali all’emergere di una identità locale nell’ambito di una politica dell'Ente finanziatore che tende ad esaltare l’identità territoriale nella globalizzazione.

Assume risalto primario l'esigenza di una specificità del prodotto legato al territorio per aumentare le sue capacità attrattive del suo flussi turistici non soltanto locali.

Un "prodotto" che il territorio, la comunità di riferimento può sentire come "proprio" anche se veicolato da circuiti distributivi paralleli, professionali e para professionale.

Le tradizioni sono un richiamo fortissimo non soltanto in Italia ma in tutta Europa dove accanto ai classici Festival Internazionali vengono realizzate moltissime iniziative che evocano- in forma spettacolare – antiche saghe nordiche dai possenti, eroici Druidi ai misteriosi naviganti Vichinghi. E questo fa parte delle "turistiche estati" della Finlandia come della Scandinavia, o della Norvegia, in particolare durante i festeggiamenti di Sant Olav, Patrono della Norvegia.

Mentre la Danimarca con il suo Festival l "Hans Christian Andersen", dedicato ai bambini, ripercorre, con la rappresentazione, le grandi fiabe del famoso scrittore.

È evidente che le manifestazioni estive proprio per la diversità degli spunti che le sorreggono vengano a creare una realtà organizzativa, economica cultura politica sociale che nella creatività spettacolare trova l'elemento centrale attorno al quale costruire eventi prodotti comunicativi al livello generalizzato e trasformare la creatività stessa in "prodotto commercializzabile".

Per quanto riguarda i luoghi è evidente che nel mentre si dilata con gli ipermercati i luoghi della rappresentazione del consumismo quotidiano l'industria dello spettacolo da quella a più forte investimento con il cinema a quella marginalmente povera come il teatro di prosa cerca i nuovi luoghi che consentano agli antichi comici dell'arte vaganti tra antiche piazze di esibirsi senza dimenticare lo scenario grandioso di nuovi templi dell'età del consumo diffuso. Ecco allora i cinema multisala, le grandi discoteche multipiano, gli enormi stadi per mega concerti. Essi diventano luoghi strategici, riferimento della dispersione territoriale delle emozioni spettacolare.

Nel "teatro d’estate" la musica assume una centralità emozionale e funzionale.

La grande rivoluzione musicale si è accompagnata, nel corso del secolo scorso, a una profonda innovazione tecnologica.

Dal primo grammofono al "sonoro" nel cinema, alla diffusione della radio, allo sviluppo del mercato delle riproduzioni.

Nel settore dell'industria della musica leggera l'introduzione del microfono mobile a mano e la sostituzione del fragile 78 giri di gomma lacca col più durevole piccolo 45 giri di plastica e l'introduzione del nastro magnetico nel 1948 fu una "rivoluzione".

Il nastro permetteva di tagliare centrare monta il sound finale, cioè il disco che veniva prodotto poteva essere assemblato completamente in studio.

E questo mentre l'assimilazione della musica afroamericana figlia di una diversa logica musicale si salda dopo diversi decenni di interscambio tra linguaggio musicale afro americano e musica leggera bianca, si salda in una nuova musicalità che - soprattutto per il successo che essa ha nella danza – diventa la colonna sonora della vita quotidiana delle nuove generazioni.

Sono i giovani i veri protagonisti di questa rivoluzione. Essi sono capaci di importare, di tramutare in ritmi metropolitani le nuove sonorità, di riscoprire generi, di tramutare antiche musiche in frenesie contemporanee. Sono ancora essere al riscoprire il jazz, dopo un seppur momentaneo innamoramento per la musica classica.

E sono i giovani vaganti, nomadi i protagonisti dell’estate teatrale.

 

Precedenti storici.

Il primo Festival, come rassegna di spettacoli prodotti e rappresentanti in una Città in un determinato periodo dell’anno, solitamente d’estate, è quello di Bayeruth fondato da Richard Wagner.

Esso è certamente esemplare nella concezione. Nasce da un reale bisogno artistico e culturale del grande musicista che nella musica nuova voleva creare il rapporto duraturo e stabile tra pubblico ed opera d’arte.

Il Festival e la struttura spaziale e temporale in cui concentrare i caratteri della "rivoluzione wagneriana" che sono propriamente tecnici nel momento in cui la tecnica costruttiva di un nuovo "luogo teatrale" possa consentire la rappresentazione fedele del nuovo tipo del dramma musicale e sono di contenuto perché deve realizzarsi pienamente il rapporto fra il musicista-poeta con il mito.

Il Festival annuale diventa per Wagner il centro della rappresentazione possibile delle sue opere. Il festival nasce con il nuovo luogo (Festspielhaus) in cui i suoi drammi potessero essere presentati in modo esemplare ed in un'atmosfera lontana dai consueti interessi commerciali mondani e per troncare ogni rapporto con le mode o accomodamenti con lo "spirito del tempo".

Quindi il teatro è senza i palchi così che gli spettatori costituiscono una comunità non più un pubblico diviso e socialmente graduato. Quasi una "piazza chiusa" dove acustica e illuminotecnica potessero poi favorire, però, il massimo della concentrazione nell’ascolto.

Le prime rappresentazioni della "Tetralogia" si tennero nell'agosto del 1876 ma il "Bayreuther Festspiel" si avvia stabilmente soltanto il 26 luglio 1882 con la prima esecuzione del "Parsifal".

Il Festival da allora, malgrado difficoltà anche economiche, è sempre proseguito restando uno dei più importanti Festival del mondo e quello più legato a quel concetto di eccezionalità, di avvenimento culturale ed insieme popolare che era nella intenzioni del suo creatore: Wagner .

Ed a quel Festival si ispira il Festival di Salisburgo voluto nell’agosto del 1920 da tre "grandi": Richard Strauss, Max Reinhardt e Hugo von Hofmannsthal.

E per celebrare, nel 2006, il 250^ anniversario della nascita di Mozart si annunciano a Salisburgo la realizzazione di 22 opere nell’estate e l’apertura di un nuovo Teatro il" Haus fur Mozart" che potrà accogliere 1574 oppure 1650 spettatori a seconda dell’ampiezza dell’organico orchestrale di volta in volta richiesta. Il costo totale di € 29 milioni sarà per un terzo coperto da privati.

I Festival assumono quindi una importanza rilevante sia come investimenti indotti che come proposte culturali.

Per i precedenti europei ci si può anche riferire all'esperienza francese con il Festival dedicato nel 1869 alla tragedia drammatica e musicale ed alla commedia antica il cui scopo era di riattivare il teatro romano di Orange.

Questa intenzione di legare lo spettacolo alle nobili radici del teatro classico da rappresentare in ambienti storico-monumentali è una caratteristica che, come vedremo, caratterizza tutta l'esperienza Italiana.

Restando in Francia è a Jacques Copeau che si deve una vera e propria progettualità di alto respiro con una ricerca di " hauts-lieux de l’art et de l’esprit" per ospitare rappresentazioni "eccezionali" da svolgersi all'aperto durante la buona stagione. La prima manifestazione e del 1925 con la "Féte du vin", testo e regia di Copeau.

Assumono rilevante importanza mondiale manifestazioni volute da ristrette elitès come momenti di relazioni culturali: l’ "Edinburgh Festival", avviato nell’anno di guerra 1940, il "Festival di Avignone" ideato nel 1947 da Jean Vilar.

In questi ultimi anni, poi, le rappresentazioni estive si sono venute sempre più caratterizzando, in tutta Europa, come facenti parte non soltanto di un cartellone di Festival e di Rassegne, ispirati da linee progettuali che si rifacevano alla istituzione stessa della manifestazione.

Piuttosto sono spettacoli quasi in continuità con la normale programmazione delle stagioni teatrali della città, anche se il luogo della rappresentazione cambia e diventa, spesso, esso stesso protagonista. La specificità dell’estate teatrale è lo spazio aperto, la piazza, il monumento, la chiesa, il sagrato.

E’ la Sagra del Santo Patrono, la Festa Patronale l’antecedente della manifestazioni di spettacolo dell’estate italiana.

Era, quella Festa o Sagra, il genuino e sentito momento di incontro della comunità locale che in essa ritrovava i motivi di una identità storica, sociale, culturale. Era il rito di riconoscimento della comunità e, il "forestiero", pur bene accetto, restava sostanzialmente estraneo alle ragioni dell’avvenimento.

La musica era, nella festa, il segnale unificante e perciò la Banda diventava un organismo essenziale nel complesso del Programma predisposto dai Comitati, spesso appositamente costituiti sulla base delle Arciconfraternite, delle Associazioni d’ artigiani e commercianti, delle Società Operaie, etc.

Infatti la Banda era una "presenza" costante nella vita delle comunità: ancora fino a pochi anni fa, ad esempio, veniva ingaggiata in occasione dei funerali contadini.

Nella Festa, una apposita sezione di fiati della Banda, svolgeva la prima funzione come richiamo al popolo con il suono delle "diane", all’alba, ad apertura della festa. Era una "sveglia" meravigliosa nei tempi del silenzio, misteriosa perchè sapeva di antichi riti agresti, di albe di caccia.

La Banda, ad organico completo, diveniva poi il necessario completamento del corteo nelle processioni.

La Banda, infine, quando alla sera chiudeva le manifestazioni con il "concerto" sul palco della "cassa armonica", diveniva diverso, eppure uguale, intrattenimento spettacolare.

E’ il "momento civile" dell’intero ciclo della Sacra Ricorrenza ed il concerto bandistico, insieme allo "spettacolo" dei fuochi artificiali, diventa un riconoscibile precedente delle attuali sera di festa dell’estate/spettacolo.

eppure non si può trascurare i motivi e delle ragioni che hanno avviato delle manifestazioni che, nel periodo estivo, tendevano a richiamare un pubblico di elite verso particolari manifestazioni d'arte, forse impensabili nelle normali stagioni teatrali.

Le rappresentazioni estive "laiche" nascono in Italia apparentemente distaccandosi da quel precedente e richiamandosi a finalità culturali "alte" e, seppure con qualche ritroso pudore oggi scomparso, non nascondendo le finalità di richiamo per la nascente industria turistica delle località interessate.

Il richiamo al "forestiero" diventa, in queste occasioni, necessario e voluto.

La tradizione culturale è la prima protagonista delle rappresentazioni estive.

Il luogo non può essere che quello di un Teatro antico.

Al Teatro Romano di Fiesole il 20 aprile del 1911 viene organizzato uno spettacolo: "Edipo Re" con uno dei grandi attori della tradizione italiana, Gustavo Salvini, ma l"Estate Fiesolana" si avvierà soltanto nel 1960, dopo un altro tentativo, prima della guerra, nel 1939.

E’ nella Magna Grecia che nasce l’idea di un teatro all’aperto che ripeta i miracoli dei tramonti di Atene.

E’, infatti, la tragedia classica che apre le "estati" moderne con il I^ Ciclo di Spettacoli Classici il 16 aprile 1914 con "Agamennone" di Eschilo.

Ettore Romagnoli cura la traduzione dell'opera, la direzione artistica e le musiche. Scene e costumi sono di Duilio Cambellotti, noto in Puglia per i suoi lavori al Palazzo dell’Acquedotto a Bari.

Dopo la Grande Guerra, nel 1921, è ancora l’antico Teatro Greco a riprendere l’iniziativa con la rappresentazione de le "Coefore" di Eschilo "caratterizzata dall’insospettato affluire a Siracusa di una folla cosmopolita" (e da allora tutti gli organizzatori di manifestazioni estive sognano quella folla…).

Il 10 agosto 1913 all’Arena di Verona viene presentata "Aida" di Verdi. Fu un tenore, Giovanni Zenatello, ad immaginare possibile nell’antico Anfiteatro la realizzazione di un’opera lirica, fino allora soltanto eseguita nei Teatri chiusi.

Così Verona ha il "vanto di aver inaugurato l’era del teatro lirico all’aperto". Otto repliche gremite. Direzione Tullio Serafin.Continua il cronista " Il successo fu strepitoso. Il melodramma, tutto genuinamente italiano, ha una sede per esprimere la sua potente vitalità". Nel 1936 che venne costituito l'Ente Lirico Arena di Verona.

La prima Esposizione Internazionale d'Arte Cinematografica (dal 6 al 21 agosto 1932) nasce nell'ambito della XVIII Biennale d’Arte di Venezia.

E’ poi la volta del Maggio musicale fiorentino, Festival musicale fondato nel 1933 dal direttore d'orchestra Vittorio Gui. Il programma voleva andare oltre il repertorio tradizionale del melodramma anche con opere nuovissime, sempre "ambientate" in grandi scenari come ai Giardini di Boboli dove furono realizzati nel 1933 con l"Alceste" di Gluck, famosi spettacoli di prosa: "Santa Uliva", regia di J.Copeau, "Sogno di una notte d’estate" di Shakespeare, regia di Max Reinhardt.

E’ attiva dal 1946 la "Sagra Musicale Umbra" che fa riferimento alla presenza della musica nella religione o comunque a quella musica in cui si è più forte la presenza di una "ispirazione spirituale". Oggi la Sagra Musicale è un settore del Dipartimento della Fondazione "Perugina Musica Classica" è uno dei più importanti e prestigiosi avvenimenti culturali umbri.

La Sagra ha il merito di aver promosso in Italia la conoscenza da un lato della musica sacra e dall'altro della musica del Novecento. Vi sono presentate opere prime o nuove interpretazioni musicali.
Tra gli ospiti nomi famosissimi: direttori d'orchestra come Karajan, compositori contemporanei quali Britten, Hindemith, Penderecki, Stockhausen.

Nel 1937 si apre il Teatro Antico di Taormina che svilupperà negli anni successivi una attività estemporanea fino alla istituzione di "TaorminaArte", Festival di Cinema, Teatro, Danza nel 1983, spettacolo inaugurale il 2 luglio "Nijsskij", un balletto di Lindsay Kemp.

Ma la diffusione di iniziative spettacolari estive a più ampio livello popolare spetta al "Carro di Tespi" dell’Opera Nazionale Dopolavori (O.N.D.).

Assume risalto una personalità importante. E’ Antonio Valente architetto, scenografo, pittore futurista nato a Sora (Frosinone) nel 1894. Riceve l’incarico di realizzare la struttura del primo "Carro di Tespi" che disegna e di cui cura l'allestimento.

Un vero e proprio teatro ambulante dotato di tutti gli accessori più moderni, tra cui una variante della cupola Fortuny a struttura ellissoidale progettata dallo stesso Valente. :

Debutto a Roma il 4 luglio 1929 a Piazzale Pincio con "Oreste" di Vittorio Alfieri.A questo primo esemplare, inaugurato nel 1929 e attivo a Roma e nel Sud Italia, si aggiungono, tra il 1930 e il 1938, altri due grandi complessi mobili, uno lirico e l'altro drammatico, cui si affiancano anche carri più piccoli destinati ai centri minori.

Nel 1930 vengono organizzati ben 3 "Carri di Tespi" per la prosa che viaggiano tra diverse città. Debutto il 1 luglio 1930 con " La Figlia di Jorio" di Gabriele D’Annunzio a Gardone Riviera alla presenza dell’Autore.

Parte anche un "Carro di Tespi" Lirico. La "prima" è il 24 agosto 1930 a Torre del Lago con "Boheme" di Puccinni, diretta da Mascagni, primo avvenimento del futuro "FestivalPuccini".

La guerra metterà, però, la parola fine alla pur bella e d importante esperienza dei "Carri di Tespi" e cancella tutte le iniziative.

Lo spettacolo estivo assume grande rilevanza dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Si cercano nuovi rapporti spettacolo-società. Non soltanto in Europa. A New York, Richard Schechner, lavora nel 1965 in alcuni rioni di per un programma di "Estate in città" ai cui spettacoli dovevano partecipare gli abitanti dei quartieri affacciati alle loro finestre.

Nel 1958 Giancarlo Menotti inventa il "Festival dei Due Mondi" di Spoleto.

E’ una grande idea che trova facili sponsorizzazioni negli Stati Uniti (sono gli anni della "guerra fredda" e Washinton segue molto da vicino gli avvenimenti italiani) e nasce nell’ambito di una ambiente e culturale, ma anche umano, molto unito (il debutto è con Luchino Visconti che firma la regia del "Macbeth" di Verdi, con Franco Zeffirelli, con Thomas Schippers, giovanissimo direttore d’orchestra, con Jerome Robbins ed il suo balletto).

Spoleto è poi vicina a Roma, il che, in una Italia ancora non "motorizzata", consente trasferte ferroviarie giornaliere di giornalisti, intellettuali, operatori culturali. Spoleto attira, inoltre, un gran pubblico che vuole essere "internazionale" non più "attore preso per la strada" del neorealismo cinematografico. Il pubblico vuole le sue mode culturali con lo spettacolo ancora affascinante mistero di affascinanti protagonisti di un mondo altro.

Il boom economico ha nel Festival spoletino uno dei suoi riferimenti.

E’ forte il richiamo – ed è una sostanziale novità – particolarmente di un pubblico proveniente dalle Regioni meridionali, curioso ed assettato di nuovo, in specie proprio dalla Puglia, che ancora oggi mantiene con quel Festival, tramite – ad esempio – la Amministrazione Provinciale di Bari un costante rapporto.

Nel 1969, proprio a Spoleto, il Festival cerca la dimensione colta dell’incontro con il pubblico ampio in una dimensione "aperta": la piazza. Lo spettacolo è Luca Ronconi con "Orlando Furioso".

Altre iniziative di rilievo è il "Festival d’Autunno" del Teatro Olimpico di Vicenza le cui prime manifestazioni risalgono al Settembre del 1947.

Numerosi i Festival più recenti.

Nel 1970 nasce, in Emilia Romagna, "Sant’Arcangelo dei Teatri" di teatro, danza, musica sperimentale.

Ricordiamo, poi, il "Ravenna Festival", un Festival importante non soltanto per le articolate proposte culturali che non dimenticano il destino bizantino di Ravenna, ma che è riuscito a canalizzare verso le sue manifestazioni importanti sponsorizzazioni private ed a raccogliere una forte equipe organizzativa e di soci sostenitori della Fondazione istituita.

Il debutto è il 1 luglio 1990 alla Rocca Brancaleone con l’Orchestra del Teatro alla Scala, diretta da Riccardo Muti con un programma comprendente la Sinfonia n.36 ed il Requiem di Mozart.

Il "MittelFest" di Cividale del Friuli si apre nel 1991 come il Festival di teatro, musica, danza, ma anche di poesia, arti visive e marionette dell’ area culturale e geografica della MittelEuropa.

Si nota che nel corso degli anni perde di ruolo, nel cartellone delle stagioni estive, il teatro di prosa.

In Italia, accanto a Festival con ambizioni di ribalta internazionale, si viene sviluppando, per ragioni diverse, una tipologia di manifestazioni estive che hanno motivazioni diverse.

Spunta un localismo che vuole interpretare il desiderio di ricostruzione del mondo perduto nel processo di modernizzazione del Paese dal dopoguerra con l’uso intensivo del territorio urbano, la urbanizzazione delle coste e delle campagne, spesso per l’abusivismo edilizio.

Il rischio, però, del paesano Presepio vivente è sempre presente, ma alcune iniziative sono di grande livello.

Come quella di Monticchiello (un paesino in Provincia di Siena che viveva il dramma dello spopolamento contadino) con, nel 1967, la prima messa in scena: "L'Eroina di Monticchiello" testo scritto da Marcello Del Balio, sacerdote.

Successivamente, all’insegna del Teatro Povero, viene realizzato ogni anno, solitamente ad agosto, uno spettacolo che è ideato, scritto e realizzato dalla stessa gente di Monticchiello.

E come la iniziativa pugliese " La Notte della Taranta" di cui parleremo diffusamente in seguito.

Del resto la città si scompone in confini che sconvolgono le periferie contadine ed "il processo di frantumazione urbana" è accentuato dalla diffusione e dal consolidamento delle sub culture – etniche, sociali, generazionali ecc- a base territoriale e dalle azioni di "rigenerazione economica" e socio culturale di unità territoriali diverse.

La spinta forte alla spettacolazione estiva è perché si vogliono creare occasioni di sviluppo turistico delle zone avvertendosi già un ’"edonismo di massa" di strati popolari e piccolo borghesi, che sollecitata dai fenomeni imitativi delle rappresentazioni Tv,

vogliono essere spettatori protagonisti.

L’opera lirica e la concertistica si chiudono in una nicchia riservata agli appassionati da cui cercano di uscire con la politica dell’evento: lo "scandalo" delle regie. Per richiamare la attenzione degli altrimenti distratti organi di informazione si cerca lo scandalo ad ogni costo.

Una citazione tra tante: a Macerata, per la 41^ edizione della "Stagione Lirica dello Sferisterio" debutta il 30 luglio 2005 "Tosca" di Puccini, con un allestimento choc della «Tosca» stravolge Puccini: in scena una Madonna e angeli sadici. Ma di questo spettacolo si scrive, molto meno di "Don Carlo" di Verdi con la direzione di Gustav Kuhn.

Ed al "Rossini Opera Festival" a Pesaro, alla 26^ stagione, nella messinscena del "Barbiere", è l’ascensore inventato dalla regia di Ronconi per il salire e scendere di oggetti che diventa notazione dei cronisti. Il Festival istituito dal comune di Pesaro nel 1980 ora è Ente Autonomo con propria autonomia di gestione e consistente intervento di privati.

E’ che amministratori ed artisti "invidiano" il successo popolare della altre manifestazioni estive e cercano un ritaglio della stampa "nazionale" da incorniciare nella documentazione ministeriale.

Perché diventa invece di massa non soltanto la musica leggera, ma quella "colta", il jazz con il suo Festival più importante "UmbriaJazz" che nasce nel 1973, il folk reinventato con il rock, le assonanze mediterranee.

La colonna sonora che esprime le profonde ambizioni di tanti Festival estivi è questa!

 

Puglia d’Estate

Sul teatro in Puglia mancano, sul passato, studi ed approfondimenti.

Per quanto riguarda il teatro musicale i musicisti pugliesi hanno dato un contributo fondamentale alla Scuola napoletana (da Leonardo Leo a Paisiello a Niccolò Piccinni).

Non esiste, però, una tradizione produttiva nella Regione e perciò lo sviluppo della concertistica pubblica ha sviluppo recente.

Per il teatro di prosa è difficile costruire una identità possibile di un teatro "pugliese" perché è in crisi il linguaggio ed una società capace di riconoscersi in esso.

Peraltro, così come il romanzo, il teatro tramuta il suo sembiante, diventa altro da sé e non a caso si va affermando un teatro " di prosa" in cui è sempre più invadente la presenza della musica si esguita dal vivo che riprodotta.

In verità il teatro muta perché non è "dentro" il divenire sociale, non coglie più i mutamenti, non fotografa il movimenti dei sentimenti, le cospirazioni delle ambizioni, l’incupirsi delle intelligenze che sono i passaggi a nordovest, le forche caudine, gli stretti di Bering dell’animo umano.

Non vi è perciò traccia in Puglia di tradizioni teatrali operative, consistenti e radicate.

Nel ‘900 lo sviluppo teatrale nasce sulla base della notevole importanza che nell’Italia post unitaria viene data ai Teatri.

Sul finire dell’800 viene creata in Puglia, anche su iniziativa di privati, una rete di circa 40 Teatri di grandezza media, piccola.

La rappresentazione di opere liriche è l’utilizzo preferito dei Teatri anche per la vasta popolarità che la lirica riscuote presso fasce ampie di pubblico.

Si affacciano pure "Compagnie drammatiche primarie" di attori e attrici famose.

Nel corso del ‘900 il teatro assume una sempre maggiore importanza ed i "Carri di Tespi" estivi, le attività dell’Opera Nazionale Dopolavoro, sulla scia delle tradizioni dopolavoristiche della aree industriali del Nord, diffondono nel Mezzogiorno la cultrura teatrale diffusa.

Negli  anni '50 i riferimenti essenziali  del  nuovo rapporto che sembrava potersi instaurare tra sviluppo economico e progresso socioculturale sono a Bari con il "Maggio di Bari", la cui prima edizione risale al 1951 che comprendeva  un Festival Internazionale di Prosa ed un Festival di Musica.

Vi sono, poi, diverse iniziative per l creazione di un Tetaro Stabile.  Il 16 marzo del 1954 debutta il primo  Stabile  "Teatro d'Arte del Sud" con Emma Grammatica. Seguirà poi "Stabile di Prosa Città di Bari" e, l’ambizioso progetto  per un teatro regionale - il primo in Italia - "Teatro Stabile della Regione Pugliese" che debutta nel Natale del  1957  con "Assassinio nella Cattedrale" di Eliot regia Orazio Costa, protagonista Salvo Randone.

Sempre a Bari tra gli anni ’50 e ‘ 60 si avviano a Bari grandi stagioni concertistiche della "Fondazioni Concerti Piccinni" e della "Camerata Musicale" mentre anche nelle altre Province pugliesi in specie a Lecce ed a Foggia presso il locale Teatro Comunale " Giordano" si sviluppano attività di prosa, concertistiche e liriche.

Poiché il primo problema è il "luogo" della rappresentazione le ricerca dello spazio della rappresentazione è sempre assillante per quelle formazioni. Alcune "prime" di spettacoli di prosa prodotti a Bari sono perciò realizzate nel Cortile del Castello Svevo in alcune serate estive di settembre dei primi anni ’50, ma gli esperimenti non ebbero seguito.

In Puglia la prima grande iniziativa - effettivamente organizzata come "Rassegna di spettacoli estivi" proposti ad un pubblico ampio è a Lecce al Teatro Romano nel 1966, con il "Ciclo di Spettacolo Classici" promosso dall’Ente per il Turismo (EPT), Comune, Camera di Commercio di Lecce e Provincia di Lecce. E questa convergenza di Enti diversi – come si era verificato nel 1957 con la costituzione del Teatro Stabile Regionale dell’Unione delle Province Pugliesi - dimostra, al di là del luogo comune di una conflittualità come "peccato originale" del Sud, di come sia possibile creare sinergie ed intese su azioni concrete senza quella conflittualità che è, spesso, artificiale ed alimentata da contrasti personali o genericamente "politici".

A Lecce quindi la prima iniziativa. Una iniziativa che "potrà esercitare un notevole richiamo turistico in questa nostra terra, per diverse ragioni mortificata dalla geografia e condannata all’isolamento. Se poi si considera che la Puglia manca di analoghe manifestazioni estive sarà legittima l’aspirazione di Lecce ad assolvere, in campo regionale ed extraregionale, quella funzione che Spoleto svolge a livello internazionale" ("La Rassegna Pugliese" Agosto 1966).

Del resto il turismo sembrava essere l’unica risorsa del Sud della Puglia, prima del grande boom delle opere pubbliche che la Regione, istituita nel 1970, assicurò al Salento, e prima dello sviluppo dell’Università e della piccola impresa manifatturiera salentina.

Nel 1976, prima edizione del "Festival della Valle d’Itria" a Martina. E sono degli anni ’70 le iniziative d’estate al Circolo Italsider di Taranto, gli spettacoli classici al Castello di Barletta.

E’ importante sottolineare che, sin dal 1966, per le rappresentazioni di Lecce è costante la presenza di un pubblico folto.

Si avverte l’esigenza di partecipazione delle persone, delle comunità. Anche se non sollecitata dall’"Evento", la gente è sempre presente con sincera curiosità e per un bisogno reale di stare, vivere insieme.

Numerose le iniziative più recenti dal Festival "Time Zones", "sulle vie delle musiche possibili" avviato con un concerto del chitarrista Michael Brook nel maggio del 1986,al "Festival Mediterraneo" di Musica e danza sorto nel 1988 a Festival InterEtnico "Soul Makossa" avviato a Bari nel 2001.

 

I criteri della ricerca.

La Banca Dati è finalizzata, in questa prima fase, soltanto ad una schedatura delle manifestazioni di spettacolo (musica, prosa, concertistica, danza).

La Banca Dati non comprende le iniziative di spettacolo organizzate per:

A) Sagre del Santo Patrono e Feste Patronali, il cui numero in Puglia è rilevante, specie nel periodo estivo e che rivestono una grande importanza religiosa, storica, civile, sociale e culturale.

Sagre e Feste, infatti, si svolgono non soltanto nei Paesi grandi e piccoli ma anche, tradizionalmente, nei Borghi e nelle Frazioni di campagna con forti radicamenti nella popolazione.

Esse risaldano – seppure con la commozione della malinconia del rimpianto – antichi legami, risvegliano memorie di una infanzia rievocata in luoghi ahimè quanto mutati!

B) Fiere, Mostre Mercato dell’Artigianato e dei Prodotti tipici, Sfilate di Moda, etc.

C) Sagre dedicate alla alimentazione locale, da quella di Conversano "Sapori in festa" a quella di Galatone "Galatone in pentola";

D) Esposizioni di antichi mestieri (il funaio, il giocattolaio, l’arrotino, le "Sagra dei Vecchi tempi" come quella di Ostuni, etc.);

E) Feste dell’Emigrante, del Ritorno;

F) Giochi tradizionali: palo della cuccagna, corsa nei sacchi, il tiro alla fune, giochi con animali (corse di asini e cavalli mentre sono fortunatamente sono scomparsi giochi violenti come l’uccisione di galli, etc.)

G) Esibizioni di Bande musicali e Concerti Bandistici della grande tradizione pugliese.

Sono certamente manifestazioni importanti a cui, in futuro, andrà dedicata molta attenzione.

H) Premi letterari, artistici, etc. dove si premiano tutti e per tutto.

I) Le "Serate di poesia", le manifestazioni culturali come "I Dialoghi di Trani" che si svolgono al "Castello Svevo" dal 29 Settembre al 02 Ottobre, "Nuvole di carta" la due giorni che Nardò dedica al fumetto ( 27-28 agosto), "Voi ch’ ascoltate" il Festival di Poesia di Putignano (9 e 10 Settembre a Monterosso), "Festa dei Lettori" curata a Settembre dai "Presidi del Libro": Pure se accompagnate da momenti spettacolari.

L) I Festival Cinematografici come il Vieste Film Festival e numerose altre manifestazioni cinematografiche come "Il grande cinema sotto le stelle" a Brindisi, le Rassegne di Cortometraggi (a Francavilla Fontana, ad Alessano per "Discanto Mediano", "Corto Circuito" piccoli film in tour nei Comuni della Capitanata a cura della Provincia). International Film Festival di Tricase 10 – 18 settembre. "Cortovisione" Rassegna di Corto a San Cesario.

Non sono comprese nella Banca Dati - anche se spesso di rilievo - le presenze presso discoteche, locali bar, etc.

Anche il fenomeno dei locali di intrattenimento è interessante: tra questi citiamo – ma sono moltissimi – il "Mavù" di Locorotondo, il "Nafoura" di Castellaneta Marina, il "Jubilee Beache"

location di Molfetta, il "New Autodromo Club" di Monopoli, i locali "classici" come "La Lampara" di Trani, la Casina della Selva di Fasano, il "Quartiere Latino" di Gallipoli.

Non sono state tenute in conto le manifestazioni, peraltro del tutto marginali a questa ricerca, relative a spettacoli-selezioni di cantanti, ballerine, miss, etc.

E’, infine, da sottolineare che molte manifestazioni si svolgono con più gruppi teatrali e musicali che, nella stessa serata, si esibiscono in ore differenti ed, a volte, in luoghi differenti dello stesso centro urbano.

 

I dati complessivi

La ricerca è riferita al periodo 15 giugno – 15 settembre 2005.

Non è stato possibile, in questa fase della ricerca, annotare tutte le presenze. Perché ogni sera vi erano manifestazioni nei paesi e città più diverse per cui noi abbiamo rilevato le manifestazioni più importanti con un eco, anche di solo annuncio dei mezzi di diffusione comunicativa.

Si è a disposizione per integrare la ricerca con ogni altra informazione che verrà fornita da Enti ed Organizzazioni interessate.

In verità non vi è soluzione di continuità tra Stagioni di spettacolo estivo ed autunnale o primaverile, perché le iniziative sono presenti già a fine Maggio e sono costanti nel periodo Settembre/Ottobre.

La Banca Dati è stata impostata con il seguente schema di ricerca.

Il primo dato acquisito è la data in cui l’avvenimento avviene. Non vengono rilevate le eventuali repliche seguenti.

Il secondo dato è il luogo (Città, Paese, Frazione) poi la sede dello spettacolo (Teatro, Piazza, etc.).

Quindi l’intitolazione della Manifestazione in cui lo spettacolo è ricompresso (Festival, Rassegna, etc).

Quindi il genere (musica, prosa, danza, etc con le sottospecifiche: musica classica, jazz, cabaret, etc.).

Altro dato che si è ritenuto di acquisire è l’"anzianità" della Manifestazione.

Quindi la locandina: spettacolo, il gruppo , l’autore, i principali artisti.

Infine viene indicato l’Ente che patrocina e finanzia la iniziativa.

I dati ottenuti nel periodo 15 giugno / 15 settembre:

spettacoli n. 903

Comuni interessati n. 160 su n. 258 della Regione

Città con maggior numero di manifestazioni comprese nel "Rapporto": Lecce 50, Bari 47, Barletta 34, Taranto 21, Brindisi 12, Foggia 16, Conversano 21, Fasano 20, Mola 25, Martina Franca 18, Gallipoli 13, Andria 17

La Musica Leggera fa la parte del leone con n 193 manifestazioni, segue il jazz con 149, la musica classica 143 iniziative, la musica folk con 126, danza 53 (di cui 18 di danze folkloristiche regionali o straniere), rock n 21.

Per il cabaret n. 55 "serate", 143 gli spettacoli di prosa (compresi dialettali) quasi sempre misti con musica.

Manifestazioni per Provincia: Bari n. 275, Lecce 200, Foggia 121, Barletta 109, Taranto 99, Brindisi 84.

La Puglia ha 4.023.957 i saldi demografici sono: -1,3 a Fg, più 4,8 a Ba, stabile a Taranto, - 1 a Br , incremento del 13,1 % a Lecce.

 

I luoghi

Abbiamo rilevato che perfino l’individuazione dei luoghi dove si tengono le manifestazioni potrebbe offrire spunti interessanti di ricerca.

Occasione di riflessione è la mancanza di luoghi idonei alle rappresentazioni. Anche in estate la Puglia svela la carenza strutturale di Teatri, auditorium, spazi teatrali specifici.

A 40 anni dalla grande "Inchiesta sui Teatri di proprietà comunale in Italia" del CUTBari che svelò per la prima volta una "rete pubblica" di teatri in Puglia, colpevolmente abbandonati dalle Amministrazioni, molto è stato fatto ma tanto resta ancora da fare e soprattutto cercare di creare, accanto ai nuovi stadi, ai nuovi impianti sportivi, i nuovi spazi per lo "spettacolo dal vivo" di oggi.

Le cave abbandonate si stanno dimostrando una risorsa. A Grottaglie la utilizzazione delle antiche Cave di Fantiano per il Festival organizzato dal Teatro della Fede, ad Apricena il Festival nelle Cave sono degli esempi di uso degli spazi aperti, spesso per convenientemente attrezzati.

Le cave abbandonate, testimonianza di antico, duro lavoro della Puglia ed – oggi – anche di dissesto del territorio, vengono spesso utilizzate per manifestazioni nella speranza di interventi di risanamento ambientale che consentano una diversa utilizzazione delle cave.

Lo stesso Festival di Martina Franca si svolge in un luogo assolutamente inidoneo come il cortile del Palazzo Ducale sede del Municipio, situato al centro della città. Speso l’esecuzione delle opere liriche è turbata da rumori diversi: da quelli delle sagre vicine ai cori di tifosi, al rumore del traffico.

La organizzazione di esecuzioni di composizioni di musica classica risente particolarmente della carenza di spazi, come è evidente.

Se i luoghi utilizzati per le manifestazioni spettacolari sono i più diversi: la Piazza ne è, comunque, luogo emblematico.

E la toponomastica delle Piazze è occasione di una riflessione: l’Unità d’Italia, nel Sud, è passata nell’immaginario collettivo anche attraverso l’ intitolazioni ai Re sabaudi ed ai protagonisti del Risorgimento dei tradizionali luoghi dell’incontro di contadini e benestanti nei Paesi e nelle Città meridionali.

Vengono molto utilizzati i Sagrati delle cattedrali, i Chiostri e Collegiate di antichi Conventi, Chiese anche non sconsacrate. E’ evidente che l’Autorità ecclesiastica è ormai favorevole ad una politica di piena apertura alle manifestazioni di spettacolo.

Sponsorizzazioni ed Organizzazione

Le iniziative sono normalmente sostenute dagli Enti pubblici. Non si hanno dati certi dei finanziamenti per singola manifestazione complessivi.

Si è notata una certa resistenza alla diffusione ed alla conoscenza dei dati.

Per il Festival della Valle d’Itria è noto l’enorme sforzo che la Regione Puglia ha compiuto e compie per sostenere il Festival sia in termini finanziari che di disciplina normativa e regolamentare.

Per la "Notte della Taranta" anche la Regione interviene sia direttamente sia con finanziamenti ad Enti ed organismi che poi sostengono l’iniziativa. Con la Regione è la Provincia di Lecce, l’Unione dei Comuni della Greca, l’Istituto "Diego Carpitella", la Camera di Commercio di Lecce. La Direzione organizzativa è di "Princigalli Produzioni".

A Bari di rilevo l’intervento dell’Amministrazione comunale per l’iniziativa "Il valore dell’acqua" realizzata da una Associazione Temporanea d’Impresa "L’Estate" che raccoglie note

strutture teatrali baresi solitamente operanti nel settore come "Prometeo", "Tiberio Fiorilli", "Fantarca", "ArTerrae", organizzatori come "Delta Concerti" ed una Azienda comunale coma la "MultiServizi" con il finanziamento del Comune, di un’altra

Azienda a intero capitale comunale come "AmGas", dell’"Autorità Portuale" e di sponsor privati : Saicaf spa, Banca Popolare di Bari.

Per il "Festival d’Arte dei Monti Dauni" organizzazione di Associazione "Spazio Musica" patrocinio "Istituto per lo Sviluppo Musicale nel Mezzogiorno" finanziamenti dalla Comunità Montana dei Monti Dauni Settentrionali, dei Monti Dauni Meridionali, Provincia di Foggia e numerosi Comuni del Sub Appennino in uno sforzo coordinato.

La Provincia di Foggia annuncia i "100Eventi": da Luglio ad Agosto 2005 nei Comuni di Ischitella, Cagnano Varano, Vico del Gargano, Carapelle, Rignano, San Severo, Celle San Vito,

Deliceto, Pietra Montecorvino, Ascoli Satriano, Accadia, Faeto, Poggio Imperiale, Apricena, Carlantino, Lesina, Rocchetta S. Antonio, San Marco la Catola, Bovino, Casalnuovo, Celenza, S Marco in Lamis.

Per il Folk Festival di Carpino, organizzato dall'Associazione Culturale Carpino Folk Festival, il supporto è dato da Provincia di Foggia, Comune di Carpino, Comunita Montana del Gargano, Ente Parco Nazionale del Gargano. L'Assessorato al Mediterraneo e Attività Culturali ha concesso patrocinio. Sponsor Banca Credito Cooperativo di San Giovanni Rotondo.

Alcune iniziative come "Coccaro Jazz" sono supportate soltanto da privati.

Per le diverse iniziative estive i Comuni, comunque, intervengono in modo indiretto fornendo gratuitamente servizi, aree pubbliche, forniture di materiale etc. agli organizzatori delle iniziative. E spesso, specie nella manifestazioni aperte al pubblico, anche sostenendo i costi per i diritti fissi SIAE.

E’ quindi un impegno, comunque consistente, delle Amministrazioni comunali, anche di piccoli Comuni, che spesso non viene segnalato anche se importa spese sui bilanci comunali o mancati introiti.

Gravano sui Comuni anche sempre le spese per la regolamentazione del traffico, spesso rilevante, "attratto" dalle manifestazioni, come in occasione delle serate dell’ "Alter Fest" a Cisternino che incide sulla importante direttrice stradale Fasano – Locorotondo- Martina – Taranto.

 

La comunicazione

Come abbiamo constatato le manifestazioni d’estate rivestono una grande importanza pur nella evidente microdispersione degli eventi e conseguentemente delle risorse impegnate.

Il ruolo che i mezzi di comunicazione vi svolgono ha una grande importanza di "sollecitazione", a volte, dell’attenzione degli Enti pubblici verso determinate manifestazioni, di "tamburino" (come si usava dire nel gergo degli annunci pubblicitari) per singoli artisti, di silenzio o generica dis-attenzione per alcune iniziative.

La comunicazione viene infatti ritenuta "fuori dalla mischia". Invece essa ne è parte attiva, dato che la quantità delle manifestazioni, l’esigenza di renderle note al pubblico, la gara alla "originalità" delle proposte richiede "interpreti" e "diffusori" che soltanto i mezzi di informazione posseggono.

C’è un "evento" che è significativo in tal senso: il concerto rock di Luciano Ligabue il 10 settembre 2005 al Campovolo di Reggio Emilia. Un concerto sostenuto dalle TV e dai giornali con annunci tipo " Il megaconcerto è già evento da giorni. Nessuno - hanno scritto i critici - aveva mai osato tanto. È da guinness dei primati", etc.

Ebbene tutto l’enorme apparato non ha neppure funzionato e lo stesso Ligabue con una lettera inviata agli abbonati alla sua newsletter si scusa per i problemi di audio ed organizzativi.

Ancora una volta, seppure per un settore marginale rispetto – ad esempio – alla politica ed alla economia – la crisi in cui versa l’informazione italiana, nel suo complesso, appare evidente.

Essa tende infatti ad essere o enfatica o "neutrale", mentre "neutrale" non deve essere perché deve contribuire, con una informazione aperta e lineare, completezza delle notizie senza omissioni o distorsioni, alle scelte di prospettiva di un settore "giovane" , qualificante e ricco di prospettive per lo sviluppo dei territori.

L’informazione culturale ormai dilaga, non più confinata nelle "terze pagine" e viene "strillata" perfino dal grande quotidiano economico "Sole 24Ore" che ha compiuto un scelta veramente indicativa entrando nel mercato dei gadgets con la pubblicazione, allegata al quotidiano, di una storia non dell’economia, della finanze, delle crisi globali, ma della "Letteratura italiana".

E’ fenomeno positivo dalle ricadute ancora oggi non appieno valutate.

Nel campo specifico della "estate in Puglia", da un esame attento della informazione del periodo, gli organi di stampa assicurano costantemente le notizie sugli avvenimenti che vengono trascurate spesso dalle TV e dalle Radio locali, eccetto che per gli "eventi" solitamente legati alla presenza di divi della canzone.

Internet è l’altra modalità comunicativa utilizzata. Molte iniziative hanno creato un proprio sito sul web, mentre le Amministrazioni danno spazio nelle proprie Home Page a rinvii a comunicati stampa e calendari sulle manifestazioni organizzate sul proprio territorio.

Molti i siti : tra di essi:

www.festivaldellavalleditria.it , www.fondazionepaolograssi.it/, www.rocknfestival.it

www.nottedellataranta.net, www.carpinofolkfestival.com, www.bandemusicali.it

www.ilvaloredellacqua.it (Assessorato Cultura Bari) , www.provincia.foggia.it

www.perfomingmedia.org , www.provincia.brindisi.it www.casteldeimondi.it

www. folkloregargano.com, www.palagiano.net

Carattere dell’estate/spettacolo in Puglia: La musica trionfante.

Non a caso Repubblica ediz diBari titola a nove colonne "Puglia il laboratorio della musica" del 20ott 2005

Il folk ed il recupero del popolare è la caratteristica dell’estate. L’Estate di Puglia si qualifica, oltre l’effimero, come grande operazione culturale identitaria.

La "rivoluzione identitaria" si era accompagnata alla grande mutazione antropologica italiana dovuta all’emigrazione interna (dal 1950 al 1960 oltre sei milioni di meridionali si trasferiscono nei grandi centri industriali del Nord, e grandi spostamenti avvengono dalle zone collinari del Centro e del Nord verso la città) ed allo sviluppo della civiltà urbana dei consumi con il boom economico.

La musica è il momento unificante, la grande protagonista: canzoni dell’antico folcklore, canti del lavoro di filanda, di risaia, delle lavandaie, canti di protesta. Il recupero del folklore è "momento antagonista", al limite, appunto, "rivoluzionario": si pensi ai canti anarchici rivalutati nel ’68.

Sono gli anni di "Ci ragiono e canto" con il 33 giri delle "Edizioni del Sole" che riproduce lo spettacolo di Fo registrato dal vivo al Teatro Carignano di Torino il 16 aprile 1966. E del 1966 sono le ballate popolari di Ivan Della Mea.

Nel 1967 sono incisi "I Maggi", esempi forti delle tradizioni contadine del centro e nord Italia, per gli "Archivi Sonori" dell’Istituto "Ernesto De Martino. Produzioni delle allora famose "Edizioni del Gallo".

E sempre in quell’anno c’è Giovanna Daffini con le sue canzoni di risaia, Sandra Mantovani che incide i canti delle filandere con il disco " E per la strada".

Nel 1971 la RCA incide i "Canti popolari del vecchio Piemonte" mentre l’antica Napoli esplode con la "Nuova Compagnia di Canto Popolare" al Teatro Belli di Roma nel 1973.

Nei primi anni ’70 si sviluppa una editoria pugliese turistico – culturale che dedica molta attenzione a tradizioni, motti e proverbi dialettali, canti popolari di varie zone della Puglia. Ed è di quegli anni un 33 giri prodotto dalla Ricordi "U tiemp je nuvl" ("producer" è Moni Ovadia allora alle prime armi) inciso da una formazione barese " La Compagnia dell’Arco".

A Carpignano l’esperienza di Barba porta al centro del dibattito culturale il protagonismo dei paesi e delle campagne. Il ‘locale’ si arrampicava sulla montagna del ‘globale.

L’ istituzione delle Regioni nel 1970 favorisce e spinge forti processi di accertamento e di composizione di identità dialettali e tradizionali in tutta Italia.

Ma per il Salento è una occasione storica. Vi concorrono indubbie circostanze politiche per le forti personalità salentine nei punti forti dell’Istituzione regionale.

Inizia un’ampia rivalutazione del dialetto e si accentuano le diversità salentine, barocche, daune (con i residui di comunità francofone) della Puglia dalle molte Puglia.

E’ un fenomeno positivo anche se le tentazioni localistiche e campanilistiche facilitate dalle politiche dei "contributi a pioggia" non mancano e, almeno nei primi anni, si impedisce la creazione di sistemi.

Spesso Amministrazioni ed operatori brancolano nel buio delle notti d’estate per trovare l’idea giusta che "funzioni". Le radici certe e reali delle antiche identità che oggi le allegrie delle sere estive vogliono recuperare e riproporre sono forti: a) nel Salento, una isola culturale naturale i cui confini sono oggi certamente stravolti ma che ha mantenuto i caratteri originali fino a pochi anni fa.

L’invenzione di una "tradizione" post moderna è geniale. Non sarebbe bastata, però, una mera operazione di marketing se questa "idea" non avesse avuto come riferimento tradizioni mantenute vive nel tempo, un impegno scientifico (universitario e non), almeno due decenni di tentativi ed esperimenti; b) nel Gargano e nel SubAppennino Dauno, comunità fortemente arroccate su centri storici dalla tipiche realtà contadine e pastorali dalla grandi vicende.

Molto "usata" la musica per le serate di poesia e per spettacoli di prosa, non più un sintomo ma una conferma della crisi dello spettacolo di "parola". "Noi avevamo la faccia" dice in un film famoso, "Viale del tramonto", la protagonista ex diva, invidiosa dei giovani dai banali volti che le preferivano. Degli attori, oggi, può dirsi che hanno i volti ma non hanno " la voce".

L’intimidazione televisiva, la politica non selettiva dei contributi pubblici sono tra le cause della scomparsa dell’attore della "grande tradizione italiana" che possedeva un assoluto dominio della comunicazione verbale. L’ultimo testimone, però di quella tradizione, il "vecchio" Arnoldo Foà, che negli anni ’50 incantava i giovani leggendo le poesie di Garcia Lorca, è stato presente, con la sua magica voce, in diverse "serate" della Puglia d’estate 2005, riscuotendo successo. Vi è ancora, forse, bisogno di parola.

a) Salento.

L’interesse per le tradizioni si radica, nel Salento, intorno ai paesi della Grecia con Calimera capofila.

Una comunità che sembrava ormai dispersa recupera nuove energie e voglia di fare.

La Regione Puglia con la L.r. 79/79 disciplina i Centri Servizi Culturali prevedendo un "piano di ridistribuzione" sul territorio dei Centri stessi e, proprio per tutelare il nucleo ellefono, la cui cultura rischia di naufragare, la Regione trasferisce, nel 1979, un Centro Culturale nella Grecìa, a Calmiera, per dare un contributo decisivo e permanente alla salvaguardia e tutela di quel patrimonio culturale.

La Regione favorirà, poi, la nascita dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, Carpignano Melpignano, Castrignano dei Greci, Martano, Calimera, Zollino, Sternatia, Soleto, Martignano e Corigliano d'Otranto.

E’ questa Unione che diventa lo strumento operativo dell’iniziativa della "Notte della Taranta" cui poi si uniranno i Comuni di Cutrofiano, Alessano, Cursi, ed infine Galatina quest’anno, iniziativa che vede 16 Comuni impegnati nella "Notte" per tredici giorni con concerti di 35 gruppi musicali.

L’attenzione, anche nazionale, agli eventi della musica etno-religiosa nella tradizione popolare del Salento si deve agli studi dell’etnologo Ernesto De Martino nel 1959 sul rito che si teneva nella piccola chiesetta di San Paolo a Galatina per guarire le donne morse, si riteneva, dalla tarantola.

Le prime incisioni( 33 documenti sonori) sono realizzate dal 26 giugno al 3 luglio 1959 dal gruppo di De Martino con Diego Carpitella nelle località di Nardò, Galatina, Muro Leccese. Nel 1962 al Festival dei Popoli di Firenze è presentato il film "La Taranta" di Gianfranco Mingozzi.

E’ vero che i protagonisti del "lento declino del tarantismo", come notava lo stesso De Martino, sono ormai ultrasessantenni ed i giovani non mostravano alcune interesse per forme di musica religiosa/terapeutica.

Ma è questo il filone da cui si diparte la recente "riscoperta spettacolare" di quella musica.

Non mancano le polemiche sul recupero dell’antico rito anche molto limitato, polemiche di cui vi è ampia traccia anche nella stampa quotidiana. E’ stato, perciò, intento meritorio del Comune di Galatina di patrocinare studi approfonditi come il volume "Musiche tradizionali del Salento. Registrazioni di Diego Carpitella ed Ernesto De Martino 1959/1960" (Edizioni Squilibri, Roma) a cura di Maurizio Agamennone, con il materiale dell’Archivio di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Nel 1997 lo stesso Prof. Agamennone con Gianfranco Salvatore, entrambi docenti di Etnomusicologia presso l’Università di Lecce, insieme a Sergio Blasi, Sindaco di Melpignano, Mario Blasi, operatore culturale, Massimo Manera, Presidente dell’Unione Comuni della Greca Salentina avevano avviato i primi incontri per realizzare un’ "evento musicale innovativo".

Questa idea verrà a concretizzarsi a Melpignano dove era già attivo un Festival di Musica Rock.

E questo rapporto non verrà stranamente mai meno nelle edizioni de "La Notte della Taranta" il cui primo concerto di una sola notte fu organizzato nell’agosto del 1998 in Piazza San Giorgio a Melpignano. Una piazza che si riempì subito. Un piccolo Paese -che stava per diventare grande- invaso da migliaia di persone. Fu un successo immediato.

Ma cosa voleva tanta gente, oltre la "voglia di andare" che era esplosa anche nella solare periferia salentina?

Era un ritrovarsi insieme nel nome di un orgoglio austero, spagnolesco di un non rinnegato amore per la propria inconfondibile terra.

Ma la spinta istituzionale si muoveva su un movimento culturale che era iniziato proprio all’Università di Lecce nel 1970 con il gruppo teatrale universitario.

Il Prof. Sandro D’Amico, docente di "Storia del teatro", chiamò il regista Giorgio Pressburger per la realizzazione di un spettacolo. Pressburger invita i neo studenti-attori, tra di essi Gino Santoro, ad avviare delle ricerche su una musica autoctona come commento originale allo spettacolo che si intendeva mettere scena.

Gli studenti cominciano a vagabondare nel Salento a cercare, a Gallipoli, le canzoni di marinai, a Carpignano, i canti contadini.

Inizia un percorso che porterà il gruppo di docenti studenti dell’Università a diverse iniziative.

Nel 1972 Luigi Chiriatti (appassionato ricercatore che fonderà poi l’Istituto "Diego Carpitella e che dirige l’ "Archivio Curumuni"" sulla tradizione orale) aveva costituito il "Canzoniere di Terra D’Otranto", da cui nascerà il più noto "Canzoniere Grecanico Salentino", animatrice Rina Durante insieme a Bucci, Caldarulo, Emanuele Licci, Mauro Durante, Rossella Punto. La "voce" è di Roberto Licci. E dal "Grecanico" sorgeranno due gruppi "Aramirè" e "Ghetonìa".

Di fondamentale importanza è l’incontro organizzato da Gino Santoro con l’"Odin Teatret" ed Eugenio Barba a Carpignano nel 1974 dove il geniale regista struttura l’"incontro" con la gente del posto come "baratto tra culture".

L’Odin portava i suoi spettacoli, la gente del posto, in "cambio", doveva fornire suoi modi di rappresentazione.

La fortuna è che non era esplosa ancora la "mania" spettacolare e non vi erano gruppi che potevano imporre proprie "produzioni" .

Si avvia "un fitto scambio su una frontiera antropologica"..( Franco Perrelli " Gli spettacoli di Odino" 2005). Lo stesso Perrelli riferisce quanto dichiarato da Barba: " è possibile operare nella realtà del sud tramite un’azione culturale: è successo che per ottenere e compensare la nostra presenza con i nostri canti e le nostre danze si sono creati dei gruppi, si è andati in cerca di persone che sapevano suonare, di anziani, uomini e donne, che conoscevano i vecchie canzoni, danze, storie locali. Brandelli di una cultura in disfacimento, lontani dall’essere una fonte viva, ma che conservava ancora le tracce di un umore capace di riunire".

Furono, perciò, i popolani, trovati uno per uno per le strade ed i campi, a mostrare la loro memoria musicale e dialettale, i loro riti, i loro antichi balli: tarantelle e pizziche.

Nel 1978 il discorso continua con una prima raccolta di materiali sul tarantismo. L’Università prende contatti con Diego Carpitella per improvvisazioni sceniche del gruppo universitario su alcuni parti de "La terra del rimorso " di Ernesto De Martino.

Nel 1981 va in scena "Il ragno del Dio che danza".

Il processo, come si vede, è ormai partito ed il resto è storia recente, spesso non facile ed alimentata da forti conflittualità che non richiamiamo in questa sede. Anche se abbiamo in corso la raccolta di tutto il materiale di riferimento.

b) Capitanata.

Un’altra area di grande interesse è la Capitanata per le sue forti e radicate tradizioni, spesso ancora non violentate dalla commercializzazione selvaggia. I Comuni e l’Amministrazione Provinciale sembrano impegnati nel recupero e difesa di questo patrimonio (etnico, folklorico, religioso) con altri Enti pubblici come il "Parco Nazionale Gargano", la "Comunità Montana del Gargano", la "Comunità dei Monti Dauni Meridionali, la "Comunità dei Monti Dauni Settentrionali", oltre a diversi centri come il "Centro studi di tradizioni popolari del Gargano e della Capitanata". Sono centinaia le manifestazioni che vanno dai "Falò" a Gennaio di Sannicandro Garganico alle Sagre delle Castagne, in autunno, alle ricostruzioni della Natività nelle grotte a dicembre, alle grandi celebrazioni dei Santi Patroni in estate.

Per lo spettacolo, ad esempio, a Rignano Garganico si organizzano ad agosto "Stages" di danze, musiche e canti popolari della tradizione italiana e mediterranea con seminari su "Tarantelle del Gargano", " Pizzica Pizzica", "Canto tradizionale e chitarra battente", "Organetto e chitarra battente di San Giovanni Rotondo", "Tamburello", "Zampogna e Ciaramella", "Il violino nella pizzica tarantata". La musica popolare garganica è quella meno toccata dalla commercializzazione della industria discografica e dalla invasione della comunicazione mediatica. Un protagonista, Matteo Salvatore, cantautore, cantastorie personaggio complesso e difficile, è scomparso proprio in questa estate. Nato nel 1925 ad Apricena la sua vita era trascorsa tra povertà, successi, tragedie. Italo Calvino, dopo la sua prima incisione a Milano del 1966: "Il lamento dei mendicanti" lo definì, con entusiasmo sincero, "l’unica fonte di cultura popolare in Italia e nel mondo, nel suo genere". In verità Salvatore era soprattutto un cantautore che si ispirava profondamente alla tradizione, che magari non conosceva in modo approfondito, ma non ne era un interprete fedele. Riteniamo di grande rilievo un centro garganico, Carpino. Il Festival: "Carpino Folk Festival" con la sua prima edizione, il 10 e 11 agosto 1996, fu la prima manifestazione di massa a rilevanza nazionale del folk pugliese per la presenza di Eugenio Bennato, Alfio Antico, Roberto d’Angiò, Faraualla, Musica Antica, Ali Darawish insieme ai "Cantori di Carpino". Un gruppo "spontaneo" sorto con Andrea Sacco , nato nel 1911, chitarra battente; Antonio Piccininno, nato nel 1916, castagnole e voce; Antonio Maccarone, nato nel 1920, chitarra francese e con dei giovani diretti da Nicola Gentile. Essi non appartengono al "Folkorismo" ma sono testimonianza autentica di un patrimonio di cui sono gli ultimi interpreti. La loro canzone più celebre: «Garofano d'ammore», che ha dato il titolo ad un lp di Eugenio Bennato, frutto di un lungo lavoro di ricerca sul territorio pugliese, è un esempio della forma del

canto tradizionale carpinese: il sonetto, che rientra nel modello dello strambotto meridionale. La parte centrale dell'intera esecuzione, detta Canzone, rappresenta la serenata vera e propria e si avvale di un'ampia libertà vocale consentita dalle particolari tonalità della chitarra battente. E' questo uno strumento tipico dell'area meridionale di cui Carpino era anche uno dei centri di produzione. L’ultima chitarra battente è stata costruita nel 1924 da Francesco Paolo Cozzola, detto Fascianeddë, artigiano di Carpino.

Del resto la tarantella del Gargano è caratterizzata da melodie raffinatissime e da testi di grande forza poetica che s' innestano sulla sonorità della chitarra battente che è proprio strumento capace di scandire ritmi che interpretano - dalla "tarantola" alla "cupacupa" - la "vocazione contemporanea della musica etnica".

In alcuni Comuni si sono, infine, tenute Rassegna di prosa dialettale. E’ una conferma dell’esistenza di molti gruppi amatoriali (che sembravano scomparsi, sommersi nel falso "professionismo") e della vivacità e vitalità del dialetto che proprio questi gruppi (ben prima del folk musicale) hanno saputo mantenere, pur se sempre poco considerati dalla critica e dalla cultura ufficiale che oggi osanna qualunque strimpellatore di organetto.

c) Le iniziative musicali di jazz.

Il jazz è la colonna sonora dell’estate pugliese. I diversi Gruppi escono dai "locali" invernali, dove hanno raccolto un pubblico di nicchia e di appassionati, per presentarsi sulle piazze colme di una umanità eterogenea.

Il jazz attuale si presta bene all’esecuzione all’aperto, soprattutto nelle sue formazioni che spaziano da 2 a più elementi. I jazzisti non disdegnano la tecnologia applicata, usano l’amplificazione. Per essi è abbastanza naturale fare un sound-cek e "cercare" il suono giusto con i tecnici. Il risultato loo constaterà il pubblico che, poi, potrà seguire alla perfezione anche i temi più intimi e raccolti del piano e lasciarsi trascinare da un assolo di batteria senza perder di vista le gravi note del contrabbasso.

Il Jazz è vincente nella sfida della musica all’aperto anche perché i musicisti Jazz sono avvezzi a suonare in ambienti dove il pubblico è mutevole, socializza, commenta.

Del resto il jazz e in un momento di favore ed anche sul piano nazionale la spesa degli spettatori nel visto il decollo sin dal 2003 con un aumento calcolato del ben il 52%.

 

d) La musica classica.

Per la musica classica va posto in rilievo che la mancanza di spazi idonei né pregiudica ogni sviluppo. E non manca una certa disattenzione degli enti pubblici.

Numerose comunque le iniziative: dalla più importante, il Festival di Martina Franca, ad altre come concerti, esecuzione di opere liriche, cicli dedicati ai grandi personaggi della musica, "Barocco Festival L. Leo" di San Vito dei Normanni , il "Bitonto Opera Festival", l’ "Estate al Chiostro del Conservatorio" a Monopoli, il "Festival Musica antica: Il Montesardo" ad Alessano dove si è tenuto anche un Convegno "Le care note e i muti accenti", incontro a più voci su Istituzioni, musica e territorio, di cui aspettiamo i risultati.

Anche la lirica – a parte il Festival di Martina di cui riferiremo in seguito – si ritaglia un suo piccolo spazio, che dimostra però, ancora una volta l’interesse del pubblico. La lirica incamera da sola quasi la metà del fondo dello spettacolo dal vivo (FULS) ma per gli alti costi degli Enti Lirici gonfiati da un misto di interessi burocratici, intermediazioni varie, politiche concorrenziali dell’"evento" registico. Manca una politica culturale nel settore che cerchi di andare verso i giovani e verso il pubblico più largo. E l’occasione delle manifestazioni estive, in luoghi idonei, andrebbe adeguatamente valorizzata.

Seppure non è certo auspicabile il ritorno alle "spedizioni punitive" (come venivano definite dagli addetti ai lavori "corsari" alcune produzioni di opere liriche all’aperto) vi sono musicisti di un alto livello qualitativo che escono dai nostri Conservatori e che andrebbero adeguatamente valorizzati, almeno nelle occasioni estive.

Il Festival di Martina Franca mantiene, nella sua programmazione, il carattere di specificità culturale per cui era sorto nel 1975.

Erano gli anni in cui la spettacolazione estiva manteneva le forti radici elitarie della sua origine, italiana ed europea come prima documentato. La prosa era presente con opere del Teatro classico latino e greco, la musica con esecuzioni di altro prestigio.

Per il Festival di Martina sono però anche gli anni in cui la neonata Regione Puglia vuole promuovere il turismo regionale per cui una delle prima aree individuate dei sviluppo è proprio quella dei trulli: Alberobello, Locorotondo, Martina Franca.

Infatti le prime difficoltà sui tavoli regionali per il finanziamento del Festival sorsero non soltanto sul piano economico ma anche su quello del raccordo con analoghe iniziative di Comuni vicini che, pur non supportati dalla forte istanza culturale che motivava i fondatori del Festival martinese, richiedevano la realizzazione di una Manifestazione che coinvolgesse l’intera area dei trulli, in specie Locorotondo, Cisternino, Alberobello, Comuni che intendevano realizzare il "Festival dei Trulli".

In un Ente Regione ai primi passi dove mancavano leggi e gli interventi nel settore dello spettacolo non erano stati delegati alle Regioni era difficile operare interventi di grande respiro.

Ma la Regione Puglia si tenne in prima linea per sostenere il Festival di Martina in ogni modo.

Il Festival quindi – pur con gli indubbi sacrifici che gli organizzatori dovettero sostenere supportati peraltro dal grande impegno di Paolo Grassi, allora prima Sovrintende del Teatro alla Scala e poi Presidente della Rai - ebbe subito nella Regione l’interlocutore privilegiato.

La Regione intervenne con i primi finanziamenti motivandoli come "provvidenze per manifestazione turistica" (poi disciplinati con l.r. n.49/78).

La prima legge regionale sullo spettacolo è la n.16/1975 poi la l.r. n. 24/79 "per la diffusione della cultura musicale" e la l.r. n.76/1979 di programmazione culturale.

Infine una nuova legge (n.28/1990) all’articolo 9 prevede la costituzione della "Fondazione Paolo Grassi".

Il Festival, che ha sempre operato ed opera in piena autonomia artistica e gestionale, versava, comunque, in una situazione economico finanziaria ormai insostenibile.

Malgrado il grave stato di crisi finanziaria di quel periodo e le indubbie carenze tecnico-politiche contenute nella proposta di Statuto formulata a Martina Franca, la Regione intervenne e costituì il patrimonio della Fondazione con uno stanziamento di un miliardo di lire nel 1993.

Sia per quanto riguarda la programmazione artistica del Festival che di altre iniziative attivate in Puglia si rende evidente l’esigenza di una raccordo generale sul territorio che possa ridare slancio al Festival e trovare spazi ampi di riferimento ad ogni altra iniziativa di qualità.

L’edizione del 2005 è stata, peraltro, confortata dall’aumento degli spettatori di circa il 9% rispetto all’edizione 2004.

d) La "contaminazione" in musica è ben presente con un uso spregiudicato dell’onnipresente folk. Si va dal reggae giamaicano alle dance pop, al rock, hard rock e altre infinite elaborazioni, ska punk, house music, afro music, black, funky, Hip-hop, latino americano dance, musica dance, dubb reggae, country americano, flamenco arabo, etno music, etc.

Ed ancora al country – folk (con Bill Frisel, ad esempio, uno dei più originali chitarrista jazz) che utilizza forti tracce popolari o addirittura pop. "Battiti", concerti in piazza organizzati dalla importante emittente Televisiva meridionale, Telenorba, ha rappresentato una suggestiva proposta di generi musicali diversi legati alle musiche emergenti nell’universo giovanile.

Notevole la presenza di gruppi pugliesi con un folto retrovia di appassionati e di esecutori anche di grande valore. Sono molti anni, infatti, che in Puglia sorgono band, formazioni jazz, gruppi rock e di etno music e a questi ultimi, la stessa TV Telenorba dedica un suo programma di grande successo di prima serata. Ed in questo affollato panorama di nuove proposte che provengono da gruppi pugliesi emergenti alcune formazioni, anche se in un regime di forte concorrenzialità, riescono a conquistare la ribalta nazionale.

Anche in Puglia sono presenti forti sperimentazioni musicali. Queste esperienze - come quelle avviate, sin dal 1999, nel Teatro Lirico, nel jazz, nella musica folk – sono molto valide anche se non possono valersi delle nuove tecnologie applicate. Il tentativo di creare a Bari un Polo delle Musica e delle Arti per concentrare in un’area universitaria gli studi musicali (Conservatorio), artistici (Accademia Belle Arti), tecnologici (Istituti della Facoltà di Ingegneria come tecnica del suono, etc) non si è concretizzato.

Quest’anno viene invece avviato presso l’Università Statale di Milano il primo corso di laurea in "Scienza e tecnologia musicale".

E la musica attraversa una fase di grande trasformazione non soltanto per le tecnologie applicate alla sua esecuzione, ma per quelle relative alla sua riproduzione e diffusione tramite la digitalizzazione, l’informatica dedicata ma soprattutto per il confronto/verifica sul campo delle diverse culture musicali. Si punta alla crescente convergenza tra comunicazioni e musica, tra audio e note, tra telefonia e stereotipia.

La musica rappresenta un potente linguaggio comunicativo unificante. Ed è la musica la componente più consistente del "mercato": su € 514 milioni di incassi totali i diritti prodotti dalla musica sono, per la SIAE, ben € 427 milioni.

Il mercato del disco appare in calo. Le cause sono diverse:in Italia è stato calcolato che le perdite causate dalla pirateria audiovisiva ammontano a 4 miliardi di euro, tant’è che è stato lanciato il progetto europeo "Axmedis", investimento 14 milioni di euro, con l’obiettivo di mettere a punto una tecnologia innovativa per proteggere le opere digitali canzoni film, etc.

L’utilizzazione di Internet consente di scaricare musica anche gratuitamente (si pensi all’avvento della digitalizzazione con i formati Mp3 che fa della Apple Computer un colosso della musica registrata accanto alla "Sony Music", alla "EMI", alla francese "Universal").

E’, poi, sempre più evidente la vitalità della musica dal vivo che sta portando "ad una inversione del modello di business" per cui l’esecuzione dal vivo "non è più l’evento intorno a cui costruire la promozione e la vendita del disco" ma le canzoni diventano "strumento pubblicitario idoneo" a spingere il pubblico verso i concerti dal vivo.

Si può ben vedere quindi l’influenza che le manifestazioni estive hanno sul mercato musicale in Italia anche in rapporto alle stagioni autunnali e invernali, del resto spesso in sequenza continuativa con quelle estive.

 

e) Le Bande.

E’ ben nota la grande tradizione delle Bandi Musicali pugliesi.

Nel 1986 si contavano 60 Bande Musicali. Oggi il numero è notevolmente diminuito a circa 41, di cui 13 bande in provincia di Bari, 3 in quella di Brindisi, 14 a Foggia, 4 a Lecce, 7 a Taranto.

Tra le bande più note la "G. Piantoni" di Conversano, il "Gran Concerto Bandistico "G. Paisiello" di Taranto, la "Grande Orchestra di Fiati e Percussioni Città di Manduria", l’ "Orchestra di Fiati Lirico Sinfonica Città di Ruffano", "Complesso Bandistico Città di Ascoli Satriano", Banda Municipale Città di Cagnano Varano, Orchestra Sinfonica di Fiati Città di Bitonto, Gran Concerto Musicale Città di Gioia del Colle, la Orchestra Fiati "Ligonzo" di Conversano, la "Grande Orchestra di Fiati "R. Miglietta" di Corato.

Le Bande, più importanti che offrono anche occasioni di lavoro per i giovani diplomati ai Conservatori, hanno sviluppato la loro attività, specie in occasione di Sagre e Feste religiose ma non soltanto in Puglia.

Presenze di bande musicali pugliesi sono costanti, d’estate, in molte manifestazioni di altre Regioni, come Sicilia, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Abruzzo.

 

La componente turistica

Sui dati turistici dell’estate 2005 la polemica è sempre aperta anche se alcuni Osservatorio turistici regionali, come quello di Milano, ad esempio, e le Organizzazioni di categorie denunciano un calo delle presenze turistiche con la perdita sul fatturato di circa 1 miliardo di euro rispetto al 2004 nel periodo giugno – agosto.

Da essere Paese leder nel 1970 l’Italia ha perso drasticamente quote di mercato ed oggi superata da Francia, Spagna, Stati Uniti e - da ultimo- Cina. Il Mezzogiorno, isole comprese, attrae soltanto il 14,2% della spesa di turisti stranieri in Italia.

Se la componente culturale è importante nella formazione dell’economia turistica il rapporto tra movimento turistico e manifestazioni culturali e di spettacolo che deve essere la componente del turismo moderno deve essere attentamente studiato nella successiva ricerca per il 2006.

Un nuovo rapporto tra Turismo e bisogni culturali è una realtà. Perché la cultura viene "usata" strategicamente come processo creativo ed in rapporto con lo sviluppo di una economia turistica che non deve prescindere dal valorizzare i beni culturali ed, insieme, l’ambiente, l’artigianato, la moda, il paesaggio urbano ed agrario ed i suoi prodotti.

Già nel "Il Libro verde sul Turismo" (Unione Europea) al titolo III propone senza indugio il turismo come "un settore importante" lo individua come matrice di un approccio innovativo ed esemplare, quasi un "test di affidabilità" dell’intero assetto programmatico delle politiche di un Paese, di una regione, di una località per la realizzazione dello sviluppo sostenibile".

Nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’11 Dicembre 1995 concernente un "Accordo di programma per la valorizzazione dei beni culturali e ambientali ai fini dello sviluppo turistico e dell’incremento dei flussi di visitatori" si fissò una filosofia di politica innovativa nei rapporti fra turismo e beni culturali e che è costante nei successivi provvedimenti.

Oggi però, per il raggiungimento di un comune denominatore culturale appare evidente l’esigenza di una seria attività di analisi, di formazione, di ricerca e di sperimentazione per le "professioni" culturali oltre che per quelle turistiche.

L’industria delle vacanze mostra alcuni deficit strutturali nella proposta e qualità della offerta turistica anche nel rapporto qualità-prezzi.

La componente dello spettacolo tende a divenire componente strutturale del marketing territoriale.

Ma per "attrarre" quale turista?

Un grande sociologo, Zygmunt Bauman, individua due tipologie di persone: "Turisti e vagabondi".

Nell’età globale, Bauman coglie un elemento particolare: la necessaria transitorietà anche dei consumi, e dei desideri. Lo scopo del gioco del consumo, sintetizza Bauman, non è tanto la voglia

di acquisire e di possedere, né di accumulare ricchezze in senso materiale, tangibile, quanto l’eccitazione per sensazioni nuove, mai sperimentate prima. Questi nuovi consumatori sono i turisti, per i quali muoversi nello spazio non pone più vincoli e resta solo la dimensione temporale, che ha assunto la forma dell’eterno presente; i vagabondi, al contrario, vivono nello spazio, uno spazio dal quale sono scacciati, uno spazio che ha confini invisibili ma invalicabili. Per le élites non esistono vincoli di territorio, per i "vagabondi" il mondo è a vivibilità limitata.

I "vagabondi" hanno, come unico sogno, quello di essere turisti, di entrare a far parte dell’élite del consumo immediato e dell’extraterritorialità. Turista e vagabondo sono uno l’alter ego dell’altro; turista e vagabondo sono entrambi consumatori.

Il mercato turistico sollecita con manifestazioni di prestigio i turisti "di classe", ma cerca la massa dei "vagabondi".

Possono ritenersi esemplari, in questo senso, le cosiddette "notti bianche" che impegnano notevolmente le Pubbliche amministrazioni per realizzare manifestazioni musicali di grande richiamo al pubblico.

A Roma, Milano, Perugina le "notti" più conosciute. Ma Roma, Milano sono città già stressate normalmente e giornalmente da un "uso" massiccio e continuativo di residenti, turisti, visitatori. Sono metropoli con pesanti problemi che, dare ai ceti emarginati delle periferie l’illusione, per una notte, della conquista della città, non contribuisce a risolvere.

E’ chiaro, allora, che tali manifestazioni hanno soltanto un valore "politico" propagandistico per ottenere consenso accentuare la visibilità, sostenere la credibilità di Sindaci ed Amministratori.

Non è il caso della Puglia, una Regione che deve "vendersi", imporsi sul mercato turistico internazionale – reagendo a carenze antiche - anche con l’attrattiva di una offerta completa di servizi al turista.

L’offerta spettacolare diventa componente di una maggiore qualificazione e specializzazione dell’offerta turistica del territorio, anche alla luce delle attuali tendenze, che vedono prevalere nei flussi degli spostamenti dei turisti l’attenzione alle motivazioni, piuttosto che alle destinazioni. Inoltre, una grande novità è che la domanda di bellezza, di cultura e diversità, si presenta oggi nella vita di tutti i giorni e gli stessi cittadini chiedono con maggiore insistenza di diventare turisti nella propria città.

Infatti i turisti non sono soltanto i mitici "giapponesi" ma anche i "forestieri" di passaggio, i "paesani" dei Comuni vicini interessati ai tesori storici ma anche a conoscere la vita notturna della città, la sua spesso frenetica "movida" e di usufruire di una "offerta di svaghi" in grado di rispondere a quella che è divenire diversificato di gusti ed interessi, sollecitato dai media (e quindi –essendo la pubblicità il maggior canale di finanziamento dei media stessi – dalle politiche dei guru pubblicitari, annusatori di ogni effimera novità, non del "nuovo").

È significativo, del resto, che soltanto le città d’arte "fanno il pieno" nell’estate 2005. A Firenze 600.000 presenze in una città che conta 300.000 abitanti. A Pompei il 15% di visitatori in più rispetto allo scorso anno.

La Puglia e in ascesa nelle vendite di viaggi in per la regione a fronte di un calo, ad esempio, della Basilicata. Del resto è stato notato che i "i consumi culturali sono in aumento in controtendenza rispetto al crollo di molti settori". Inoltre è stato osservato che il turismo culturale consente anche la possibilità di "fare vacanza" anche per pochi giorni e con poca spesa.

La specificità della spettacolazione estiva, così articolata ed in Puglia fortemente caratterizzata dal recupero della tradizione, è ,però, nella sua capacità di essere espressione di un modo di vivere associato in relazione ai processi di apprendimento, trasmissione e uso delle conoscenze della tradizione come sommovimento di nuovo.

Le "feste estive" sono iniziative di "ripresa" di una propria identità culturale; sono attività di sostegno alla promozione del turismo nelle diverse località della Regione, volano di supporto ad una industria turistica capace di diventare effettivamente centro di profitti. E sono, last but not last, occasione di lavoro per tanti (artisti, tecnici, organizzatori, operatori indiretti).

Però si è rilevato che, in questa prima ricerca, che soltanto la "Notte della Taranta" dei Comuni della Greca Salentina e l "Alter Fest" di Cisternino siano riuscite a costituire un punto di attrazione costante verso il territorio di riferimento almeno di consistenti masse giovanili.

Si tratta di un turismo "povero", ma non marginale, (di "vagabondi") perché può notarsi una tendenza all’insediamento stabile e residenziale estivo di molti giovani anche se spesso in locali di fortuna, case private, trulli, vecchie masserie semiabbandonate.

C’è ancora molto da lavorare se si pensa, ad esempio, a città come Brindisi in cui il porto attira un forte flusso turistico di transito che andrebbe trattenuto, seppure per pochi giorni con un’offerta di qualità della città.

Così come andrebbe adeguatamente sviluppato l’agriturismo localizzato in zone a forte tradizione di folclore o a grande evidenza artistico-artigianale: si pensi a Grottaglie, famoso centro delle antiche fabbriche di ceramiche.

Indicazioni rilevate.

Questo prima indagine ci ha consentito di delineare i criteri per la prossima ricerca.

Si ha chiara l’impressione, innanzitutto, che il "miracolo" di una così straordinaria, vasta attività, specie nel settore musicale, si deve alla grande capacità di sacrificio e di impegno di molti musicisti che hanno nel lavoro professionale l’unica fonte di reddito e che, quindi, debbono cogliere l’occasione dell’estate "festivaliera" per poter lavorare seppure con compensi limitati ed, a volte, scandalosamente bassi.

La quantità di iniziative, peraltro, può essere a scapito della qualità delle stesse e sembra necessario un intervento di programmazione regionale che possa tenere conto, per una politica di finanziamenti, della qualità, delle occasioni di lavoro per i musicisti professionisti, delle capacità organizzative degli operatori, della capacità sistemica degli Enti locali.

E’ certamente grave le polemiche sorte su "Talos Festival" di Ruvo che si trova stretta a mio giudizio, stante la "normale" carenza di finanziamenti pubblici consistenti, in una programmazione complessiva del

sistema barese.

Al di là delle sollecitazioni che spesso la stampa fa ora di quella ora di quell’altra iniziativa senza mai una esame globale, bisogna dire chiaramente che l’area barese è super congestionata da avvenimenti, pure senza un reale minimo turismo estivo residenziale.

Area che accanto a ricche stagioni autunnali, invernali, primaverili, presenta una forte offerta spettacolare quasi tutta gratuita e tutta diretta ai residenti.

Significative sono delle serate in cui, ad esempio come il il 12 settembre, quando, oltre lo spettacolo a Ruvo (circa 30 Km da Bari) per "Talos", a Bari vi erano il Concerto dell’Orchestra della Provincia, un gruppo di Repertorio brasiliano, un Concerto jazz, due spettacoli di prosa "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare e il dialettale"Jarche Jalde", una serata jazz di "Notte di stelle".

E’ la grave crisi occupazionale tra i giovani artisti, spesso però lanciati sul mercato del lavoro artistico senza capacità reali, che alimenta un mercato falsato in cui finisce per attingere ai pubblici finanziamenti il giovane di talento accanto ai vecchi maneggioni dei contributi pubblici ed alle Organizzazioni di spettacoli che hanno "in locandina" i nomi dei "divi" della canzone e della Tv pur essi a caccia del finanziamento pubblico per i loro spettacoli.

almeno per il settore musicale, sulla vasta "offerta" di prestazioni artistiche a costi fortemente contenuti

Non deve, infatti, essere ritenuta esserci contraddizione tra la diffusa "povertà" dei singoli operatori artistici è l’indubbio sviluppo delle attività cosiddette artistiche.

Vi è una ampia platea di giovani artisti. L’attuale società dello spettacolo e della esibizione, spinta dalle influenze della tv, sollecita e richiama i giovani verso il settore dello spettacolo con un costante allargamento della forza lavoro "artistica" disponibile.

I dati recentemente diffusi riferiscono che il settore del divertimento in Italia è cresciuto del 7,33% rispetto allo scorso anno con un incremento delle imprese di organizzazione di spettacolo ma anche di discoteche, parchi di divertimento, luna park.

Molti operatori dunque. Mancano dati certi, invece, sugli incassi da botteghino, sui finanziamenti pubblici o di sponsor privati.

Anche la grande festa dell’estate ha bisogno di un "bilancio di sistema".

Va segnalato, ma in senso non positivo, che molti Assessorati alla Cultura finiscono per finanziare spettacoli di noti protagonisti della canzone che, con lo sbigliettamento, coprirebbero certamente tutte le spese eccetto, forse, quelle delle troppe intermediazioni di agenzie e organismi vari.

Nel proseguire questa ricerca è necessario approfondire:

a) monitoraggio dei bisogni culturali.

b) modalità della promozione delle manifestazioni, gli interventi di comunicazione delle Amministrazioni. Ruolo dei mezzi di informazione.

c) monitoraggio della effettiva partecipazione del pubblico e l’incidenza di partecipazione del pubblico "esterno" (turisti, visitatori, etc.).

d) le sponsorizzazioni di privati che non sembrano particolarmente presenti nel settore.

e) stima delle manifestazioni a ingresso libero titolo gratuito.

f) costo economico delle manifestazioni e compensi agli artisti.

g) strutture organizzative e produttive professionali operanti sul territorio regionale, gli Agenti, gli operatori che operano nell’Estate pugliese.

 

Considerazioni finali: i "sentieri".

Le manifestazioni estive fanno parte di un generale rinnovamento e riorganizzazione sociale del territorio.

Le comunità locali, diventano – a volte inconsapevoli - protagoniste di un processo vasto e complesso che cerca identità "costruite attraverso l’azione collettiva e preservate attraverso la memoria collettiva".

Anche se è possibile che queste identità siano soltanto "reazioni difensive contro le imposizioni del disordine globale e del suo rapidissimo ed incontrollabile cambiamento".

La marginalità e la causalità di molte iniziative non deve far dimenticare che la città contemporanea si caratterizza in continui "riaggiustamenti" di apparati urbani in crescita oltre le mura e verso le mura di altre città.

La città tende a porsi in collegamento necessariamente, senza più assurde logiche municipalistiche, con altre Istituzioni, in specie con quei Comuni che sono necessariamente interessati alla riorganizzazione sistemica del proprio territorio.

Così possono crearsi aree di identità se l’intelaiatura progettuale dei collegamenti si costruisce su riferimenti "locali" forti, e proprio per questo, capaci di aprirsi ad un contesto regionale, mediterraneo ed europeo.

E’ in atto una trasformazione culturale di enorme portata in cui la ricerca delle radici identitarie significa poter disporre, in concreto, di "un modello di comparazione" per confrontarsi con le altre identità presenti sul territorio ed esterne ad esso.

La cultura può essere fattore aggregante di sistema per modelli di organizzazione territoriale integrata, anche tramite l’effimero spettacolare estivo. Avviene un processo di "mobilitazione sociale" che si organizza spontaneamente -a volte occasionalmente - sul territorio e che vuole ritrovare un compattamento identitario di dispersi frammenti di tradizione, conoscenze, saperi.

Ed allora le festa d’estate è un tentativo di creare rinnovate identità residenziali, cioè localizzate oltre le identità burocratiche amministrative (che sono anche esse però cercate ma per fini meramente strumentali).

È un processo culturale ed economico insieme e Città e Paesi tendono a diventare permanenti città spettacolo.

E del resto cos’altro erano, per un turismo culturale e d’elite, le città del "Grand Tour": Venezia, Firenze, Roma, Napoli prima dell’avvento del turismo di massa che, oggi, si vorrebbe attrarre, anche nei piccoli centri, con ogni possibile iniziativa?

La Puglia è stata ed è una terra caratterizzata da forte emigrazione verso Paesi esteri, verso il Nord Italia ed allora le manifestazioni estive rappresentano anche un momento straordinario di riunioni di famiglie e gruppi sociali che si vengono a ricomporre, ad esempio, in occasione delle feste patronali.

I Paesi, le Città, sedi di manifestazioni, diventano punti di riferimento di una rete in cui una Puglia dalle pur forti ed evidenti mobilità intercomunali vuole radicarsi.

L’impressione di solare, "grande festa" estiva in Puglia non deve nascondere i problemi di questo business diffuso, forse soltanto in micro-business che ha molti angoli bui.

Le Pubbliche Amministrazioni sembrano essere state guidate dagli eventi e di averli subiti. Le più importanti iniziative sono nate fuori dei recinti del Potere.

Perché oltre la finalità turistica l’Ente locale finanziatore persegue la ricerca del consenso di cui lo spettacolo può essere componente non minore.

Ma proprio l’ intervento pubblico nel settore impone un esame approfondito degli elementi di conoscenza che si possiedono per la elaborazione di "linee guida" che possano consentire lo sviluppo qualitativo del settore stesso evitando la miriade di interventi a pioggia e concentrando gli investimenti, in modo consistente, su Manifestazioni di alta qualità progettuale.

E’ perciò è necessaria una "politica culturale" con una "Pianificazione culturale" (Cultural Planning) dove si creano connessioni tra politica culturale e altri ambiti della progettazione e dello sviluppo locale così che la cultura può sviluppare il suo potenziale dinamismo. Specie se capace di ricomprendere, nel disegno, le spinte e le aperture di quei giovani artisti che sappiano interpretare il territorio con rigorosa qualità professionale e originale creatività.

Ormai è evidente che - grazie anche ad importanti esperienze internazionali: Barcellona, Montreal, Rotterdam, Lille (ed abbiamo prima ricordato le città sedi di Festival) - la cultura gioca un ruolo di primo piano, come fattore di sistema di un nuovo modello di specializzazione territoriale. In tale modello il "genius loci" – richiamato in una iniziativa dell’Università di Lecce – si manifesta nella capacità creativa di intersezionarsi con "filiere" diverse della realtà sociale territoriale.

Se per la realizzazione delle iniziative estive (ed il Salento con "La Notte della Taranta" è precedente da imitare, come i coordinamenti tra Provincia e Comuni in Capitanata) i Comuni che si aggregano non soltanto sulla base della contiguità territoriale, ma dei livelli di scambio socio-economico e di mobilità interna, vengono a costituire un aggregato che, in un rapporto di natura conoscitivo / culturale, può diventare "città nuova, ovvero sistema di centri urbani dell’area.

Nell’ambito di tali sistemi è possibile organizzare delle vere e proprie "fabbriche della cultura" concentrando le capacità progettuali è realizzatrici in "punti forti" ove creare occasioni stabili di lavoro per una qualificata produttività culturale. In tale sistema i Comuni sviluppano le proprie ragioni ed i propri interessi nella prospettiva delle possibilità di coesione e di sviluppo comune. In cui anche il monumento, il Bene storico artistico può divenire "luogo deputato" dello spettacolo estivo.

Un programma di sviluppo integrato del territorio (e la strumentazione degli aiuti comunitari e regionali offrono varie opportunità) riafferma e rafforza -attraverso le manifestazioni culturali in senso largo - legami di coesione, in una prospettiva di individuazione delle ragioni di aggregazione sostanziale degli interessi, dei modi di vita, del costume, dell’economia, della cultura del vivere urbano.

Molte possono essere le interferenze ma tutte riammissibili in un disegno unitario.

Non è facile organizzare la rete relazionale tra le Istituzioni e tra i corpi sociali semplici e complessi che vivono nel territorio, ma le esperienze da noi citate nel Salento ed in Capitanata, lasciano bene sperare.

Bisogna creare "sentieri" che uniscano espressioni socio–economiche e antropologico–culturali di vetusta univoca memoria e di recenti differenziazioni con azioni che, insieme al recupero dei beni culturali, ed in riferimento ai sistemi locali di sviluppo, favoriscano ed incrementino la competitività, la produttività e la coesione di "rete".

Il "sentiero" organizza la cultura, le culture. Il resto spetta ad altri: comunità locali, operatori culturali, artisti.