1 Tenendo conto che un carro = 20 versure, si hanno rispettivamente 312.820 e 372.000 versure.
2 Vedasi, ad es., in ASF-Dogana delle Pecore, serie I, Fascio 6, pagg. 602-605, la supplica rivolta nel 1741 dai Deputati della Generalità dei pastori al Re "per la minorazione de' prezzi degli erbaggi straordinarj insoliti a tenore de' Bandi, ed Istruzioni Doganali.
3 Dopo il terremoto del 20 marzo 1731, i
Deputati della Generalità dei pastori decretarono il contributo di un tornese a pesa di
cacio per la ricostruzione, nella Cattedrale, della Cappella dell'Iconavetere.
4 S. Lorenzo, Ponte Albanito, Tre Santi, Salpi etc.
5 Queste le definizioni date da N.F. Faraglia: Il massaro di campo era
colui per il quale si coltivavano i campi il curatolo era il capo degli agricoltori,
conservava gli arredi e si dava cura del bestiame; al gualano erano affidati i buoi per la
pastura; il massaro delle pecore sovrastava ai pastori per conto del padrone, sorvegliava
e provvedeva l'occorrente, esigeva e pagava; il buttaro conduceva una retina dì tre o
quattro muli adibiti ai bisogni della masseria il buttaracchio era il giovinetto che
faceva servizi con gli asiniz il capo buttare sovrastava i buttari e i pastori, conservava
arredi cado e pelli e dispensava olio sale e pane.
6 La professazione, in vigore per un certo tempo, era l'atto col quale il
locat'o rivelava in segreto al Doganiere il numero dei capi che doveva menare al pascolo.
7 Il Credenziere era l'avvocato procuratore del fisco che curava il
registro degli animali professati, dei pascoli e della fida. Per un certo periodo furono
due i Oredenzieri che sedevano in Tribunale. Lo stipendio variò nel tempo dai 500 ai 700
ducati all'anno.
8 L'Uditore era il Giudice ordinario civile e criminale, e percepiva 300
ducati all'anno. Fu sostituito col Capitano dì Giustizia soltanto per un periodo della
Dogana. Nel novembre 1788 il Re Ferdinando II, per dare maggiore speditezza al
funzionamento della giustizia, emanò un editto col quale ridusse il Tribunale in Collegio
e portò a due il numero degli Uditori ASF, Dogana delle Pecore, mv. I, Fascio 11, pag.
263).
9 Il Mastrodatti era il Segretario o Cancelliere che doveva aver cura
anche dell'Archivio.
10 All'origine percepiva 700 ducati l'anno, oltre ai proventi della sua
giurisdizione; poi 600 e quindi 1000 ducati verso la metà del sec. XVI. Dal 1799 al 1806
il Presidente.Governatore svolse anche ufficio politico.
11 Le possibilità di illeciti lucri, da parte di certe autorità, sono
state sempre notevoli nel corso dei secoli, in ogni dove.
12 Nel 1624 si cominciò a mettere in vendita anche il suo ufficio
(Mastrodattia) per 9.000 ducati annui e con risultati disastrosi specie per l'Archivio e
per i locati.
13 Gli Scrivani del Regio Patrimonio curavano e custodivano i registri dei beni della
Corte; quelli delle Passate curavano in particolare le riscossioni delle quote dovute dai
beati per ottenere il permesso di passare i limiti della Dogana; quelli delle Terre salde
curavano i proventi delle terre medesime e, infine, gli Scrivani del Libromaggiore
curavano il registro delle rendite che, poi, inviavano alla Regia Camera per confrontarbo
con i dati contabili esistenti in Percettoria. Ogni mandato di pagamento era autorizzato
dal Libromaggiore.
14 I cavallari erano inizialmente cinque, ma in seguito ne furono nominati trenta e
poi ancora venticinque. Percepivano 45 ducati l'anno, oltre a vari diritti loro dovuti dai
locati.
15 Proprio con una lettera che il 2 gennaio 1762 fu indirizzata
all'Avvocato fiscale Carlo Maria Valletta, il Segretario di Stato e Ministro delle Finanze
don Giovanni Asenzio de' Goyzueta espose le lamentele del Re perchè per il completamento
di Palazzo Dogana venivano osate somme riservate ai fondi ordinari senza autorizzazione.
ASF, inv. I, Fascio 8, pag. 251.
16 Nel XVI sec. fu emanato l'ordine per cui si potevano ammettere in
Tribunale solo due avvocati e quattro procuratori
.
17 ASF - Dogana delle pecore, inv. V, Fascio 71. fascicolo 4882, pag. 17.
Il tratturo di Gesù e Maria seguiva pressappoco l'attuale tracciato di corso V.
Emanuele II, da Porta reale al Monastero di Gesù e Maria.
18 ASF - Dogana delle pecore, inv. V, Fascio 52, fascicolo 4544, pagg.
2-3.
19 Idem, pag. 8,
20 Le iene e gli sciacalli di allora ebbero degni eredi in quelli che
depredarono Foggia e i buoni foggiani dopo i terribili bombardamenti dei 1943.
E' dell'otto luglio 1731 una petizione rivolta da tal Francesco Fredoo al Presidente
Ruoti. Il documento è firmato dal Freda e da varie diecine di cittadini ed è riportato
in
ASF, dogana delle pecore. inv. V Fascio 71, fascicolo 4882. pag. 25.
Si chiese in sostanza, al Presidente di intervenire contro "muratori falegnami,
embriciari, calciaroh e carrettiere" che chiedevano prezzi troppo esosi per le
prestazioni necessarie ai cittadini che volevano rifarsi in tetto. E appena il
giorno dopo (v.idem pag. 28) il marchese Ruoti ordinò di "non pretendere mercede
più del lecito, chesi pagava prima di seguire il flagello dei Terramoto in questa
città... sotto la pena di mesi tre di carcere, ed altri a nostro arbitrio".
Ma i provvedimenti del Presidente Governatore della Dogana non si limitarono a
tanto. Si legge a pag. 29 dello stesso fascicolo l'ordinanza 19 luglio 1731 con la quale
si impose "a carrettieri, carrieri e galessieri di condurre a mano gli animali
attaccati ai mezzi, carichi o scarichi che fossero....pena la frusta immediata e
quattro mesi di carcere". Evidentemente, si vollero ridurre le vibrazioni prodotte
dal traffico per evitare i crolli delle tante struttture pericolanti e l'aggravamento
delle lesioni meno vistose.
Ancora sulle stesso fascicolo, si legge a pag. 23 l'ordinanza del 4 luglio, secondo
la quale era proibito costruire senza licenza, pena 1000 ducati, onde evitare il
disordinato sviluppo della città.
A pag.17, infine, è l'ordinanza del 15 aprile che fece obbligo a tutti di scaricare
"le sfabricature" causate dal terremoto nei fossi del tratturo di Gesù e Maria
e nel luogo detto Le Croci.
L'Autorità doganale aveva anche la facoltà di bandire dalla città quelle persone che
davano scandalo.Una coppia di amanti, ad esempio, su segnalazione di semolici cittadini,
fu spedita, da parti opposte, ad almeno 20 miglia, sotto pene abbastanza consistenti.
21 La relazione dello Stendardo è del 27 febbraio 1732 (ASF, inv. V,
fascio 52, fascicolo 4544, pagg. 2-6), mentre quella del Tagliacozzi Canale è del 25
luglio dello stesso anno (ASF, idem, pagg. 8-20).
Le due relazioni sono riportate in appendice.
22 Vedasi il citato fascicolo 4544 a pag. 38.
23 Il Regolamento, riportato alle pagg. 44 e 45, è quello oggi chiamato
capitolato speciale d'appalto. In esso sono indicate qualita e provenienza dei materiali,
modalità di esecuzione dei lavori, pagamenti etc.
24 La paga mensile del Mariani fu stabilita in 7 ducati, mentre all'ing.
Lombardi ne andarono 45 per i mesi che rimase a Foggia.
25 Sempre dal fascicolo 4544, pagg. 55 e 56, si rilevano l'impegno del 30
gennaio 1733 sottoscritto dal mastro d'ascia Lorenzo Palma di S. Marco in Lamis, per la
fornitura di travi cerqua (quercia) per piattabande e murali a grana 25 il pezzo, e
l'offerta del maestro muratore foggiano Domenico Romito.
Quest'ultima, datata 27 gennaio, comprendeva i seguenti lavori e prezzi (tra parentesi
quelli moderati, ossia ridotti, dall'ing. Lombardi che esaminò il documento):
muri di tufi grana 37 1/2 la canna (32): tonache. riccto e riccetto fracassato grana 60 la
canna (25); per la compositura della gradiata mi rimetto a quello che sarà stimato dal
sig. Ingegnero: per la compositura e salitura di embrici sopra li tetti canini 10 il
migliaio (6); per li canali. sottocanali e per il magistero grana 15 la canna (12 1/2);
per cavatura di pedamenti e sportatura di terra fuori alla città carlini 12 la canna (8):
tutta la quantità di lavori de tufi di palmi tre a ragione di carlìni 10 il cento (6);
tutte le quantità di mattonate a spina pesce che si devono fare mi offerisco per il
magistero tantum a grana 15 la canna (-): Per fine tutte quelle cose che accaderanno da
farsi, mi rimetto a quello che stimerà il sig. ingegnero.
La canna napoletana equivaleva a 8 palmi, ossia 8xm 02646=circa metri 2,10.
26 L'atto fu rogato il 23 aprile 1733 dal notaio Giuseppe De Angelìs e
trovasi in ASF, inv. I, fascio 5, pag. 433 e seguenti.
Ad esso, in via cautelativa nei confronti della Compagnia di Gesù che era in credito
verso Mons. Faccolli, seguirono altri due istrumenti: il primo, per notar De Angelis, è
del 22 maggio, e con esso il Ruoti cede, per delega di Mons. Faccolli, parte del credito
al Rev. Padre Nicolò Nardi, Procuratore della Compagnia di Gesù; il secondo, per notar
Nicola di Palma di Napoli, è del 18 giugno del medesimo anno 1733, e rappresenta la
ratifica del precedente tra il Marchese Ftuoti e il Rev. padre Domenico Manulio, pure
della Compagnia di Gesù, Proposito Provinciale di tutta la Provincia del Regno di Napoli,
(ASF. mv. V, fascio 52, fascicolo 4544, pag. 161).
27 Vedasi l'atto 23-4-1733 di cui alla nota precedente.
28 Detto atto, stipulato per notar Taliento Pietro di Foggia, si conserva
presso la sezione di Lucera dell'Archivio di Stato.
29 Il rogito tra mons. Cavalieri e P. Francesco Capano fu curato dal
notaio napoletano Gregorio Servillo e si conserva presso l'Archivio Storico
Diocesano di Troia (FG). In esso, per la prima volta, al quint'ultimo rigo, si parla di
Seminario.
I meriti di Mons. Cavalieri vanno oltre l'erezione del Seminario: tra il 1721 e il 1724, a
seguito di un suo lungo interessamento, fu costruita per i Francescani Scalzi, o Alcan.
tarini, la chiesa di S. Pasquale accanto al convento omonimo e alla più vecchia chiesa
del Carmine. Per lo stesso convento, richiesto dai foggiani nel 1707, si adoperò il
suddetto Prelato che il 14 aprile 1708 venne esaudito nei suoi desideri dai Padri dei
Definitorio Provinciale. (Sac. Michele Di Gioia - Le Diocesi di Foggia, appunti per la
storia. Stab. tip. F.lli Leone, Foggia 1955, pagg. 252 e 253). Vedi anche note 121 e 122.
30 La vertenza fu lunga e lo stesso Papa Benedetto XIII ebbe occasione di
intervenire. L'8 aprile 1732, in Napoli, per atto notar Nicola De Palma, il Preposto
Provinciale P. Giovanni Geronimo D'Onofrio rinunciò a nome dei Gesuiti alle donazioni e
Mons. Faccolli si addossò le spese, i carichi ereditari e gli oneri vari, fra cui 2329
ducati da darsi ai Gesuiti per la continuazione della costruzione dei Seminario e
l'assistenza dei lavori.
La libreria, a sua volta, fu fatta vendere a Napoli dal Faccolli per 6215 ducati, come
risulta dal certificato del 20 febbraio 1733 sottoscritto dal notaio Nicola Marciano di
quella città. Quest'ultimo documento trovasi presso l'Archivio Storico Diocesano in
Troia.
31 Nel più volte citato fascicolo 4544, a pag. 101, v'è una lettera del
2 maggio 1733 che ling. Lombardi indirizzò al Ruoti per comunicargl di aver visitato il
Seminario. Alla stessa egli allegò due sue piante del nuovo Palazzo Dogana (terranei e
piano nobile), da realizzarsi ov'era il Seminario ma delle stesse, purtroppo, non si è
trovata traccia.
32 Questa denominazione è riportata in un documento del 17 settembre
1733, col quale il soprastante Carlo Mariani riferisce essere state "poste cancellate
di ferro in dette nuove carceri del Seminario nella strada delle Caselle di S.
Domenico".
(ASF, inv. V, fascio 52, fascicolo 4544, pag. 149).
Le nuove carceri, infatti, furono ubicate nel secondo corpo in detto anno.
33 In una lettera del 24 maggio 1777 il Governatore Danza, scrivendo al
Re, definisce deplorevole lo stato dell'archivio facendo risalire la causa prima della
perdita di tanti documenti al terremoto del 1731. Precisato che i documenti superstiti
rimasero racchiusi nei quattro terranei del Marchese Cavaniglia per più di due anni,
aggiunge: " ... ma nell'aprire i quattro fondaci terranei, dove era stato racchiuso
tutto l'Archivio, trovarono una quantità considerabile di libri, processi e scritture
tutti infraciditi, che si buttarono via ad uso d'immondizie a.
(ASF, mv. V, fascio 321, fascicolo 11500, pagg. 69-72).
34 Vedi nota 31
35 Lombardi inviò a Ruoti la pianta stralciata il 24 giugno 1733, unitamente alle
istruzioni per Carlo Mariani. (ASF, mv. V, fascio 52, fascicolo 4544, pag. 108).
36 L'mg. Lombardi, nel dare comunicazione al Ruoti circa l'avvenuta
ultimazione dei lavori, (lettera del 25 febbraio 1734-ASF in V, fascio 52, fascicolo 4544,
pagg. 164-167) accenna ai balconi dell'archivio.
37 Il carcere fu ampliato occupando la chiesa per creare due sezioni
maschili (civile e criminale) ed una sezione femminile. Quest'ultima, adiacente al portone
di destra, aveva una finestra sulla strada principale; quella civile maschile ne aveva due
sulla medesima via e una verso il cortile. Dallo stesso portone si accedeva al corpo di
guardia, mentre dall'altro si andava al tribunale (v. prospetto e fasci 54 e 55 del V inv.
Dogana delle pecore ASF). Sino al settembre 1735 il tribunale trovò sistemazione in
palazzo privato dietro corresponsione dell'annuo fitto di 130 ducati "a beneficio di
don Giovanni Battista Barberis e RRPP Gesuiti di Orta ". (ASF, inv. V, fascio 52,
fascicolo 4545).
38 Persino il carceriere Michele Gambuso, che piu volte aveva vinto
l'appalto delle carceri nelle gare ad estinzione di candela vergine che si svolgevano
nella Stanza della Ruota, non contento del " diritto di portello a che in conformità
della Regia PrammatiCa percepiva, all'atto della scarceraZiOne, dai detenuti che avessero
trascorso almeno una nottata in carcere, trovò il sistema di arrotondare i personali
introiti facendo uscire di notte i carcerati e mandandoli spesso a dormire a casa loro. E'
del luglio 1748 la denuncia da parte di spaventati cittadini, per cui il carceriere si
ritrovò subitamente carcerato. (ASF', mv. V, fascio 71, fascicolo 4886, pag. 13).
39 Tra le altre, è del 26 ottobre 1740 una " nota di fatighe "
fatte dal mastro muratore foggiano Michele Vera in alcuni fondaci dell'ex Seminario e
nella Camera della Corda in palazzo Belvedere " in dove risiede il Tribunale"
(ASF, inv. V, fascio 54, fascicolo 4558, pagg. 2-4). Detto palazzo aveva finestre anche a
fronte della chiesa di S. Tommaso e in esso il Tribunale Doganale risiedeva ancora nel
1748, quando furono fatti lavori di riparazione e restauro. (ASF, inv. V, fascio 55,
fascicolo 4596, pagg. 27 e 28).
40 Sempre in ASF, inv. V, fascio 54, fascicolo 4565, da pag. i a pag. 3,
v'è una relazione preventiva sommaria sui lavori da farsi, redatta da Francesco Delfino
il 5 giugno 1743. Nello stesso anno venne rifatto il pozzo nel cortile.
41 ASF, inv. V, fascio 55, fascicolo 4588.
42 Idem, pagg. 11-12 e 13.
43 Ecco alcune tariffe dell'epoca (ASF, dog. delle Pecore, inv. V,
fascio 55, fascicolo 4600, pagg. 16-68-99):
al capomastro Francesco Delfino grana 50 al giorno (1/2 ducato);
al mastro Giacinto Tiano grana 35 al giorno;
ai discepoli grandi grana 25 al giorno;
ai discepoli che tirano l'acqua dal pozzo grana 17 al giorno;
per trasporto di pietre vive dalla " petrera " di S. Giovanni Rotondo grana 4 il
palmo;
per trasporto di tufi dalla tufara di S. Leonardo La Mattina di Puglia carlini 16 e grana
4 ogni 100;
per trasporto di crusta dal Salice grana 30 la canna;
(si tenga conto che 1 ducato=10 carlini; 1 carlino=10 grana; 1 canna = 10 palmi=m.2,46);
per trasporto di terra fuori dell'abitato carlini 6 al giorno.
44 Questo scrupoloso dipendente della Dogana fu molti anni dopo promosso
proarchiviario e provvide nel 1777 al riordino dell'archivio (v. nota 33).
45 Vedasi in ASF, inv. V, fascio 55, fascicolo 4578, pag. 1.
46 ASF, inv. I, voi. 7, pag. 593.
47 Molti documenti di quell'anno riguardano la copertura della
Percettoria, della Segreteria e di altri ambienti. Si citano solo quelli del 28 agosto e 4
settembre, riportati in ASF, inv. V, fascio 55, fascicolo 4600, pagg. 272-277. Altri
documenti relativi ai lavori di elevazione dei muri degli stessi ambienti sono del 1756 e
trovansi nello stesso fascio, a pag. 60 del fascicolo 4598.
48 La stima descrittiva dell'ing. Bottiglieri, divisa per categorie di
lavori, occupa tutto il fascicolo 4639 del fascio 58, inv. V, ASF. Esso s'intitola
"Apprezzi fatti dallo Regio Ingegnere Camerale don Felice Bottiglieri", consta
di 308 facciate ed è datato 17 agosto 1762.
49 ASF, inv. V, fascio 57, fascicolo 4614, pag. 6.
50 Vedasi, ad es., in ASF, inv. V, fascio 57, fascicolo 4614, pagg. 14-29
e 58. In particolare, nel documento di pag. 58, datato 15 aprile '58, si legge: " ..
. per aver fabricato nelle mura mezzanile sopra dell'Archivio del quarto del signor
Uditore, e fenita la gradiata del signor Avvocato fiscale ".
51 Dei quarti nobili e di quelli mezzanini del Presidente, del Fiscale e
dell'Uditore si parla in molti documenti dell'ASF, inv. V, fascio 57. La cennata lettera
del Bottiglieri, con l'elenco degli ambienti, è riportata nel fascio 58, fascicolo 4638.
52 Il documento è riportato in ASF, inv. I, fascio 8, pag. 179.
53 La lettera è riportata in ASF, inv. I, fascio 8, pag. 221.
54 Romolo Baratta venne da Avellino intorno al 1742
quale mastro falegname della Real Casa e, per oltre trent'anni, esegui la gran parte dei
lavori in legno interessanti Palazzo Dogana.
55 Vedasi pag. 67 del citato fascio 58, fascicolo 4639.
56 Per le descrizioni dei singoli appartamenti si veda,
in particolare, il più volte citato fascicolo 4639, tra le pagg. 15 e 32, 42 e 51, 53 e
66 . . ; per il corpo del Tribunale si veda da pag. 35 a pag. 42.
57 Prove ditali ubicazioni sono anche in ASF, inv. V, fascio 57, fascicolo 4625, pag.
10, ove si legge in data 11 maggio 1760: " ... serrata una porta nel quarto di sopra
che divide li due quarti, quello del sig. Uditore e quello del sig. Avvocato fiscale
". Nel medesimo fascicolo, a pag. 60, si legge in data 16 maggio 1761: " . .
principiato ad arnmattonare il quarto nobile del sig, Uditore, e propriamente la camera
che attacca all'archivio ".
58 Di questi incontri parla il
Vanvitelli in una lettera inviata il 12 novembre 1764 al ministro Segretario di Stato
Giovanni Asenzio de' Goyzueta. Il documento è nella Bibl. Naz. di Napoli, cartella XV A-8
bis-busta 2-f. 116 del carteggio vanvitelliano ed è riportata da Regina Poso in "
Studi sull'architettura barocca pugliese ". Annali della Scuola normale superiore di
Pisa; anno 1972, pag. 891.
59 Vedi nota 45.
60 La precedente pianta dei mezzanini mostra con estrema evidenza che sul
corpo comprendente il Tribunale, gli Uffici e l'Archivio non è prevista alcuna
edificazione. Il corpo opposto su largo Palazzo deve intendersi intero per la presenza di
suppegni al di sopra della sala udienze e della prima anticamera del Presidente. Conferma
dell'unicità del corpo si ha, d'altronde, dalla chiara sezione AA.
61 Si legge in AS.F, inv. V, fascio 55, fascicolo 4598, pag. 72, che in
data 10 luglio 1757 si fornirono 10 mila tufi da S. Leonardo La Mattina di Puglia " .
. per alzare le mura sopra dell'archivio insieme a due cammere dietro la Cappella ".
62 Nel predetto fascicolo 4598, alle pagg. 76, 88 e 89, si legge di
grosse forniture di tufi e di lavori vari in secondo piano (documenti del gennaio e
dicembre 1758 e dell'aprile 1759).
63 Tanto risulta chiaro sempre nel fascicolo 4598 a pag. 60.
64 Il capomastro della Real casa Francesco Delfino, in data 6 giugno
1747, riferendo al Presidente Marchant sull'istanza rivolta da tal Salvadore Portante per
proseguire la sua costruzione privata, chiarisce che le fondazioni, già eseguite, si
trovano a palmi 22 (m. 5,82) da Palazzo Dogana, " come altre case nel medesimo
luogo". (ASF, inv. V, fascio 72, fascicolo 4922, pag. 1).
65 In ASF, inv. v, fascio 58, fascicoli 4632-4634, 4637-4643, vi sono
vari documenti, molti a firma Alessio Mariani, muratore della Real Casa.
66 Si tratta delle stanze che si sarebbero dovute assegnare al Segretario
del Tribunale, se terminate, secondo la lettera inviata dal Goyzueta a Foggia il 14 agosto
1761. Per le vicende dell'archivio si veda in ASF, inv. V, fascio 321, fascicolo 11500.
pag. 2 e seguenti, e si confrontino le note 33 e 44.
67 ASF, inv. V. fascio 58, fascicolo 4645.
68 Trattasi della lettera di cui alla nota 33.
69 Tra gli altri, un documento del 6 giugno 1780 riferisce su una
fornitura di materiale necessari per le quattro camere del secondo piano, " per lo
nuovo corpo di guardia e carcere civile contiguo all'ospedale de' carcerati infermi
".
(ASF. inv. V fascio 58, fascicolo 4651).
70 L'editto è riportato in ASF, inv. I, fascio 11, pag. 263.
71 ASF, inv. V, fascio 58, fascicolo 4653, pag. 1. Si fanno i nomi dei
due Uditori nelle persone di don Donato Reale, già avvocato fiscale in Trani, e di don
Andrea de' Leon Caporuota di Catanzaro.
72 Le piantine del Mazza e del De Nardo sono nel predetto fascicolo 4653.
73 Idem.
74 Il consuntivo dei lavori, molto dettagliato, trovasi in ASF. inv - V
fascio, 43, fascicolo 4441.
74 bis Le note di questo paragrafo sono state tratte da ASF, Dogana
delle pecore, serie V fascio 84 (fascicolo 5414) e fascio 85 (fascicoli 5499 e 5507).
75 Nel '98 e nel '99 furono fatte
eseguire dall'ing. Donadio opere marginali in 'vari appartamenti e fu fatto riparare lo
" stanzino da ristretto o luogo immondo (gabinetto) del Presidente
Governatore. La banca dei cambi occupò due camere al primo piano e l'Uditore De Gemmis
andò ad abitare al convento di S. Domenico. (ASF, inv. V, fascio 43, fascicolo 4442).
76 Musto Dora-Quaderni della rassegna degli Archivi di Stato. La Dogana
della mena delle pecore in Puglia. Anno 1964.
77 ASF, Tavoliere, inv. I, fascio 6, n. 64, f. 18.
78 Carlo Villani: Foggia nella Storia. Raccolta di studi foggiani a cura
del Comune. Anno 1930, pag. 122.
79 Michele Papa, Raccolta di Studi foggiani a cura del Comune. Vol. VIII
Valori e progressi economici della Capitanata (1866-1936). Foggia, anno 1936, pag. 21.
80 M. Papa. idem. vol. VI V. Economia ed economisti foggìani
(1089-1865). Foggia, anno1933, pag. 222.
81 Idem, pag. 223. E' possibile, su]
piano politico ed economico, almeno un parziale raffronto col presente, ove ai baroni e
agli antichi signori si sostituiscano i capitani d'industria e i politicanti d'ogni
colore, e ai censuari i tanti onesti lavoratori del braccio e della mente.
82 ASF, Amministrazione Interna, fascio 100, fascicolo 213, pag. 1.
83 Idem, pag. 2. La parte di piano inferiore, riserbata per uso di persone del Re,
comprendeva sei camere in primo piano, sottratte nel '96 al secondo appartamento del
Governatore, principiando da quelle attigue all'archivio.
84 Idem, pag. 12.
85 Idem, pag. 30. Delle quattro camere
(in secondo piano) tre formavanol'archivio e la quarta era quella aderente alla maggiore
sulla facciata a settentrione, un tempo destinata, con altre, agli scrivani del Regio
Patrimonio. (cfr.pianta variante 2°piano, anno 1788).
86 Idem, pag. 56.
87 Idem, pag. 56.
88 Il 24 agosto 1816 il Segretario di
stato, Ministro degli interni, chiese all'Intendente di mettere a disposizione di don
Andrea Filomarino cinque stanze ai primo piano, già addette ad uffici dell'Intendenza.
Altra richiesta di quattro stanze, per lo stesso Filomarino, fu fatta il 16 novembre dello
stesso anno. (Idem, pagg 63 e 71).
89 Idem, pag. 72.
90 Idem, pag. 76. Le dette planimetrie, richiamate nella lettera del 22
febbraio 1817, non sono state reperite.
91 Sempre in ASF, Amm. Int. fascio 100, fascicolo 213, si veda alle pagg.
116 e 117 la ripartizione di cui alla lettera del 21/ 7/'21, indirizzata al Direttore del
Tavoliere dal vice Presidente della gran Corte dei Conti e regio incaricato del Tavoliere
don Gennaro Negri.
92 Idem, pagg. 139-143. Delle piante,
purtroppo, non è stata trovata traccia. Il Santangelo, futuro ministro degli interni, era
socio onorario di varie accademie letterarie e archeologo. Egli legò il suo nome alla
costruzione della villa comunale e del boschetto nel 1824.
93 Idem, pag. 30.
94 Si vedano le pagg. 28 e 29 della
citata opera del Papa (Valori e progressi economici della Capitanata "
(1866-1936). "Memoria sul commercio, industrie ed arti della Capitanata - Russo
- Foggia - 1864 ".
95 Esse sono state ricavate dagli "schemi planimetrici "
redatti il 20 ottobre 1874 dall'ing. Filippo Pinto del Genio Civile. (Archivio notarile -
FG).
96 A conclusione di queste note sull'atto del notaio Modula, occorre
riferire alcune inesattezze ed omissioni nello stesso riscontrabili: una parte
dell'archivio provinciale a piano terra, nelle vecchie piantine indicata col. n. 6, viene
assegnata una volta all'archivio detto e un'altra volta ai magazzini stampa
dell'Intendenza, ad esso adiacenti; il cortiletto, poi, è contrassegnato con i numeri 11
(coperto) e 15 (scoperto), il che è ed era assoluta. mente impossibile per quanto sin qui
descritto e per le successive condizioni dei luoghi, sino ai giorni nostri. Infine, non
sono indicate le destinazioni degli ambienti a sinistra dell'androne principale, e un vano
dell'ufficio tecnico provinciale, sempre a piano terra, viene attribuito ai magazzini
dell'Intendenza, malgrado in pianta risulti comunicante soltanto col predetto ufficio
tecnico.
97 L'informazione è stata cortesemente fornita dal dr. ing. Antonio
Miranda, per lunghi anni costruttore e presidente dell'Ordine provinciale degli ingegneri.
L'anno esatto della realizzazione del nuovo scalone non è possibile oggi accertare, in
quanto l'Archivio della Provincia trovasi disorganicamente smembrato: molti documenti sono
accatastati in un vecchio ambiente dell'ex caserma dei pompieri in via Castiglione, altri
sono tra la polvere dell'abbandonato Palazzo Dogana.
Nella più volte citata opera di M. Papa, Economia ed Economisti di capitanata (1089-1865)
vol. VI, si legge che il Vanvitelii avrebbe progettato lo scalone in marmo. In realtà,
tra le diverse centinaia di documenti, relativi anche alle forniture di materiali nel
periodo 1748-1762, mai è stato possibile verificare forniture di marmo. Osservando, in
ogni caso, la sezione dell'epoca, si può riscontrare la modesta ringhiera in ferro dello
scalone medesimo, che dovette avere gradini in pietra di S. Giovanni Rotondo, come è
stato sicuramente accertato anche per le altre scale del Palazzo.
98 I lavori sulle coperture furono eseguiti dall'impresa Donato Rignanese
nel 1935, assistita dal dr. ing. Aurelio D'Ecclesia che ha cortesemente fornito la
notizia. Il quadro sinottico che di seguito si riporta non è da ritenersi, perciò,
completo, anche se fornito dall'Amministrazione Provinciale. Lo stesso A. ricorda
perfettamente anche i lavori eseguiti dalla Cooperativa Alba Nuova, con la quale
collaborava nel 1947.48, per i nuovi soffitti negli ambienti sul corso corso Garibaldi.
99 Le polemiche più roventi si ebbero tra gli ingegneri Antonio Abate e
Vito Ciampoli. sulla base del progetto di risanamento di borgo Scopari, previsto dal piano
regolatore delling. cesare Albertini, approvato dall'ammnistrazione podestarile il 31
dicembre 1931. L'idea di abbattere o spostare Palazzo Dogana il Ciampoli non la fa
propria, ma la considera implicita nella soluzione generale del piano suddetto. Il suo
pensiero, in sostanza, era quello di far proseguire rettilinearmente il primo tratto del
corso, tra piazza cavour e l'attuale piazza Giordano, sino ad aprirsi su piazza XX
settembre tagliando e bonificando borgo Scopari. E qui nasceva " l'ostacolo" di
Palazzo Dogana, che impediva la prospettiva sui due nuovi palazzi del Governo e del
Podestà. Foggia, Risanamento di borgo Scopari, tip. Lorenzo Rattaro, Torino, 1939, pag
17.
100 Già prima dei conflitto 1915-18, e sin verso la metà degli anni
trenta, l'ufficio Tecnico dellAmm. Prov. era a piano terra, nel settore compreso tra i due
vicoli, e da esso si saliva a chiocciola ai superiori Uffici. Qualche anno dopo il detto
Ufficio Tecnico si trasferì in primo piano, lasciando i suoi locali alla Biblioteca che,
in breve tempo, occupò tutti i locali terranei tra l'androne principale e il vice
Schiraldi, fino all'ex cortiletto. La prosecuzione della scala, che fu del secondo
Uditore, sia verso il pianterreno che verso i sottotetti, fu realizzata tra il 1930 e il
1932.
101 Maggiori e più dettagliate informazioni non si sono potute avere
dai tanti vecchi funzionari dell'Amministrazione Provinciale e dell'Intendenza, causa il
gran tempo trascorso e la non sempre possibile memoria.
102 Negli anni tra il '44 e il '50 circa, ossia nel primo periodo della
ricostruzione, molti lavoratori edili, pressati dalle richieste dei cittadini che
anelavano alla ricostruzione o alla riparazione delle proprie case, si provvedevano
ovunque, in città, di materiali vari scelti tra le macerie: tufi, mattoni, travi in legno
e in ferro e, persino, calcinacci dai quali ricavavano per battitura e successiva cernita
la sabbia da impastare con la calce aerea o col cemento. Nei prezzari ufficiali del Genio
Civile era inserita la voce relativa al prezzo della malta di calce e "
battitura". Le mercedi non venivano rispettate e le autorità lasciavano fare.
(Ricordi personali dell'A.). Cfr. nota 20.
103 V. ancora ASF, Dogana, inv. v, fascio 52, fascicoli 4544 pag. 108.
" Atti par la rifezione e nuova edificazione del Palazzo della Regia Dogana in
Foggia". Cfr. nota 23.
104 ASF Dogana, inv. V, fascio 57, fascicolo 4614, pag. 6. Il documento
è del 14 gennaio 1758.
105 L'ingegnere Tagliacozzi-Canale, ad esempio, nella più volte
citata relazione del 25 luglio 1732, parla di riprese di mutature a "cuci e
scuci" con una terminologia ed una pratica attualmente validissime.
106 Si pensi alle tompagnature
delle porte, ove oggi appaiono ancora sconnessioni, in passato coperte da intonaco, che
nulla hanno a che fare con le lesioni che denunciano dissesto.
107 Sia le Amministrazioni provinciale e comunale che gli
Ordini degli Ingegneri e degli Architetti non hanno speso una sola parola in difesa di
Palazzo Dogana, come se un sì prezioso bene culturale non rientrasse nella gamma dei
valori storici, artistici e politico-ammistrativi.
108 Cfr. nota 99, circa l'idea di demolire o spostare l'edificio.
109 Guasti e deturpazoni non mancano nella vecchia Foggia: si guardi, ad
esempio, l'edificio su via Arpi, all'angolo di piazza Federico II, realizzato con tanto
nullaosta da parte della Sovrintendenza ai monumenti di Bari.
110 Non si può tacere sul profondo contrasto tra i fini
dell'archeologia, che ricerca e studia l'antichità in rapporto alla storia e all'arte, e
l'operato di tanti amministratori della cosa pubblica, che, talvolta avallati da Organi
dello Stato, consentono la distruzione di quanto un domani si vorrà conoscere per gli
stessi fini.
111 Pur rimanendo in Palazzo Dogana la sede
dell'Archivio di Stato, la direzione, gli uifici e la sala di lettura si sono dovute
allegare nel secondo piano del vicino palazzo Perrone, sulla medesima piazza XX Settembre,
con evidenti maggiori oneri per l'esiguo personale; il cui impegno, tuttavia, per quanto
totale, non può compiutamente sopperire alla precarieta della situazione che si riflette
anche sull'attività degli studiosi.
112 ASF, Dogana, serie V, fascio 321, fascicolo 11500, pag 5. Cfr. nota
66.
113 ASF, Dogana, serie V, fascio 58, fascicolo 4639, pag.113. Relazione
dell'ingegnere camerale Felice Battiglieri. 114 Vedi la legge 6 agosto
1967, n. 765, che integra e modifica la precedente n. 1150 del 17 agosto 1942. Essa
fu anche detta Legge Ponte per il carattere transitorio che doveva avere tra la vecchia
e la nuova normativa urbanistica, quest'ultima ancora lontana dai desideri dei
responsabili della cosa pubblca.
115 Vedi l'art. 1 della citata legge 765.
116 Molte attuali e "tribù di primitivi" e. che non conoscono
leggi scritte, tribunali e privilegi di sorta. vivono in " centri " cile per
ubicazione, dimensionamento e ambientazione rispondono alle semplici esigenze della
collettività.
117 Basti pensare al palazzo dei
signori di Civitella, nel vico omonimo, al palazzo Trifiletti in via Le Maestre, al
palazzo Celentano in via Arpi, e agli altri riportati nel prezioso opuscolo "FOGGIA
SEGRETA" di Attilio Tibollo, tip. Leone, Foggia, 1960 (?).
Qui è opportuno ricordare, per la sua strutturazione e per la particolare ubicazione in
piazza XX Settembre, all'imbocco di corso Cairoli, il palazzo Palatella, citato dal
Presidente Governatore don Saverio Danza in un documento del 22 febbraio 1776, relativo
all'appalto della selciata avanti questo Doganal Palazzo". (ASF, Dogana, inv. V,
fascio 58, fascicolo 4645, pag.1).
118 Giova ricordare che presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche,
opera, da circa un ventennio, la Commissione per lo studio dell'umidità nelle murature.
119 La parte destra di detto muro e di quello adiacente che
delimita il corridoio insistono sulla volta a botte della vecchia pagliera interrata del
Presidente Governatore e, rispettivamente sull'arcone che interrompe detta volta.
Probabilmente, anche la parte sinistra grava su antiche grotte interrate, di cui,
però non si è trovata traccia alcuna tra i documenti d'Archivio.
120 Proprio durante la stesura di queste note, addì 3
dicembre 1975, perviene notizia dell'avvenuto "collaudo positivo", nel medesimo
giorno, da parte del valente concittadino ing. Francesco Viola, dei lavori eseguiti al
secondo piano nel 1972. E Palazzo Dogana è ancora abbandonato!!!!
121 Don Glovazml Rossi,
Arcidiacono di Mons. Cavalieri, nella sua opera bibliografica dedicata al suo Vescovo nel
1741 per le stampe dei zia napoletani Carlo Salzani e Francesco Castaldo, così
scrisse a pag. 201: " pensò (Mons. Cavalieri) fare una fabrica in Foggia, ove
inicàmente riuscir potea, dalle cui stanze sottane destinate ad uso di magazzeni si
ricavassero quelle annue contribuzioni, quali egli al Seminario pagava, e nelle superiori
si dsponesse l'abitazione per i Seminaristi e Maestri. Pensò ancora aggiungervi
una chiesa.., e farvi un quarto pure per abitazione de' Vescovi che non hanno casa propria
in Foggia.." A pag. 202 si legge: "Giudicò finalmente assai meglio colà
(a Foggia) che in Troia riuscisse all'uso pubblico di grande utile la Blblioteca , dacchè
ivi per le ragioni più volte dette si fa maggiore professione di lettere, e da ogni parte
vi è continuo concorso dl letterati ".
Nella medesima pagina si legge che il Seminario fu rogettato da un
architetto romano che venne più volte a Foggia per assolvere l'incarico, e che la
biblioteca era costata a Mons. Cavalieri la notevolissima somma di quarantamila
scudi. (La citata opera di don Giovanni Rossi, "Vita di Mons. E.G. Cavalieri ",
trovasi resso la Casa dei Sacerdoti della S. Milizia di Gesù, in Troia).
122 Oltre all'incompleto Seminario e al ricordato nvento degli
Alcantarini con annessa chiesa, Mons. Cavalieri fece realizzare in Foggia un istituto per
orfanelle, inaugurato nel 1702; pagò le rette alle famiglie che adottavano gli orfanelli
ed egli stesso, nel suo palazzo, ospitò un sordomuto, orfano di un facchino foggiano.
Fondò un istituto per le "pentite" ricuperando alla vita civile e religiosa
degli esseri quasi perduti e, con ampie vedute sociali, lottò le superstizioni di quei
tempi. In trentadue anni di attività vescovile, si adoperò per abolire le
"rumorose adunanze" che avvenivano il lunedì di Pasqua, per antica tradizione
foggiana, in una chiesa fuori dell'abitato, e per debellare la " tarantola",
malattia allora di moda, che spesso portava a pretestuosi e illeciti connubi per la
"cura" delle donne contagiate. (Dalla biografia dl Mons. F.G. Cavalieri, curata
dall'assessore comunale troiano Alfonso Tredanari intorno al 1910 e rappresentata da P.
Domenico Vizzari, con opportune precisazioni, nel 1969, per le edizioni Ardor di Napoli).
V. anche note 29 e 121.