Arpi, così vicina,

così lontana

 

Vi è un luogo, poco lontano da Foggia, da sempre presente nella memoria collettiva di questa città nel quale, per indubitabile bisogno di identità storica, i suoi abitanti riconoscono le proprie radici.

È Arpi, città ricca e prestigiosa della Daunia antica, trasformatasi nei secoli in una campagna silenziosa: l'uniformità dei suoi campi è però costantemente interrotta da decenni dalle buche praticate da chi, illegalmente, cerca i tesori delle sue antiche necropoli.

In una posizione intermedia fra il mare e la montagna, ai limiti di un vasto comprensorio lagunare al quale si collegava attraverso le acque del fiume Celone, Arpi emerge per importanza fra le città italiche, così come più tardi ricorderà Strabone. Già prima degli anni iniziali della romanizzazione della Daunia l'organizzazione estensiva delle colture cerealicole determinò la formazione di una ricca aristocrazia fondiaria che non solo regolava gli aspetti produttivi della città, ma disponeva di un vero e proprio potere politico. Non a caso le fonti letterarie chiamano principes i signori di Arpi, come Dasius Altinus il quale, al tempo di Annibale, avrebbe segnato il futuro della città tradendo l'alleanza con Roma.

Fu forse l'impaludamento del vicino fiume Celone a determinare, intorno al VII d.C., l'abbandono di questi luoghi nei quali nei secoli che seguirono la sola sopravvivenza visibile dell'antichità rimase la poderosa muraglia di terra con il suo fossato che cingeva l'insediamento di età daunia.

Ma già nel 1208 Foggia veniva definita "quasi heres et filia" di Arpi stabilendo un legame tra la vecchia e la nuova città probabilmente strumentale alle dispute sorte con la Diocesi della vicina Troia.

In questo senso, nel 1765, in una memoria del vescovo di Troia si parla della " favola ben inventata di far sorgere la terra di Foggia dalla distruzione di Arpi, colli stessi privilegi ed essenzioni che godeva quando la città fu distrutta nel settimo secolo".

In realtà più secoli separano la data dell'abbandono di Arpi dagli anni della fondazione di Foggia e, pertanto, il trasferimento degli abitanti dalla vecchia alla nuova città non può ricostruirsi così agevolmente come propongono le fonti medievali. Il cambiamento insediativo fu sicuramente più complesso e, forse, vi furono forme di occupazione intermedie anche di altri siti vicini prima della nascita di Foggia.

Certo è che da allora l'eredità di Arpi rimane viva nella memoria di Foggia, purtroppo non nella conoscenza e nella coscienza dei Foggiani, quasi solo per garantirsi quella nobiltà che la mitica fondazione da parte dell'eroe greco Diomede attribuiva alla città daunia.

 

Marina Mazzei