A SPASSO PER LA CITTA'

 

Gli antichi edifici sono quasi tutti nel centro. Fra essi si distingue, in Piazza del Popolo, per un colonnato e loggetta, il Palazzo Comunale; già convento dei Padri Domenicani, che alla fine del secolo XIII fino all'epoca napoleonica l'abitarono ufficiando la Chiesa attigua, costruita da Carlo II D'Angiò. Di buon gusto e raffinata esecuzione e il portale di questa Chiesa, originariamente gotica, e restaurata nella facciata con la ricostruzione dell'incompleto rosone. L'emblema del Battista nell'architrave e i due leoni, sporgenti ai lati degli stipiti e quivi adattati per sostenere le colonnine di altro stile, fanno pensare alla loro probabile provenienza da Siponto, dov'era appunto una Chiesa dedicata a S. Giovanni Battista. Il gotico, che sta per sostituire il romanico, si rileva anche all'interno, rifatto dopo il sacco dei Turchi. Infatti, sul lato postico, sporgente sul mare, è gotico l'arcone che ci riporta alla struttura primitiva del tempio, di cui rimangono una cappella con monofora murata ed affreschi (la Pietà, l'albero genealogico di Maria col Bambino, Madonna col Bambino e Santo, S. Domenico con chiesa sulla mano destra) che vennero alla luce per puro caso nel novembre del 1895.

 

La chiesa, secondo il Petrucci, fu opera forse del maestro architetto Giordano da Monte S. Angelo, mentre gli affreschi sono da attribuirsi ad un ignoto maestro domenicano. Confermano questa antichità trecentesca le altre due monofore esistenti in un lato del cortile dell'omonimo palazzo, dov'è nel centro la cisterna del convento.

Uscendo dal Palazzo anzidetto e girando per la Piazzetta Mercato, a destra, si osservano, dopo postume fabbriche della Chiesa, tracce della muratura a bugne della Chiesa gotica.

Dalla Piazza del Popolo si scorge un lato del Palazzo Mettola, che fu poi della Famiglia De Florio, della quale si ricorda Suor Antonia, la fondatrice del Monastero delle Clarisse, che nel 1592 tramutava in convento la sua abitazione. Di qui venne rapita dai Turchi la fanciulla Giacometta Beccarini, che, offerta al Sultano di Costantinopoli nel 1620 e divenuta sua sposa, fu salutata "gran Sultana". Recandosi poi essa insieme col figlio alla Mecca, venne riscattata il 28 settembre 1644 da una flotta dei Cavalieri di Malta, che dopo atroce e sanguinosa battaglia di cinque ore era riuscita a catturare la nave turca, in cui essa si trovava.

 

Il suo ritratto, che ora è al Comune, si conservava in questo ex monastero i cui locali, recentemente ampliati, sono adibiti a Seminario Arcivescovile. Nel corridoio, a piano terreno, si osserva la stele dedicata all'imperatore Antonio Pio, qui trasferita da Siponto.

Di fronte v'è il Duomo, dedicato a S. Lorenzo, vescovo di Siponto (488-545), e risorto nel sec. XVII dalle rovine dell'antico tempio angioino, di cui rimane solo qualche traccia. Esso, restaurato ed arricchito con nuove strutture e statue, si apriva anticamente ad occidente, dove sorge, come uno gnomone, il campanile costruito dal Card. Arc. Orsini nel 1677. Nell'interno, rimodernato con stucchi del secolo scorso, si osservano pitture a guazzo (1940-1941) di Natale Penati da Milano: S. Lorenzo Vescovo nelle scene agiografiche (solenne ingresso in Siponto, apparizione dell'Arcangelo S. Michele e incontro col re Totila, nel coro, e glorificazione, nel centro della volta), i due Papi che furono arcivescovi di Manfredonia (Giulio III e Benedetto XIII), l'assunzione di Maria SS. al cielo, ed i Santi Sipontini (Giustino, Barbato, i Martiri di Furconio ed altri).

 

In sagrestia si conservano le tele dei ritratti degli arcivescovi a cominciare dal Cardinale Orsini (Nuscettola, De Lerna, De Marco, Rivera, Francone, Del Muscio, Dentice, Salvemini, Tagliatela, Feuli, Pizza) fino a Gagliardi e di alcuni Papi dall'ottocento in poi. A richiesta, si mostrano i parati di pregio, un dipinto del Cavallino, i Reliquari donati dal Cardinale Orsini, un'interessante Platea di S. Pietro in Cuppis (sec. XVIII) ed alcune pergamene.

Nel medesimo isolato è compreso l'Episcopio, sul cui portale d'ingresso è scolpita, a grandi caratteri, l'iscrizione: FABRI FILIO PESCATORI PETRO SUCCESSOREM QUAERIMUS, NON AUGUSTO. Nel cortile, dov'erano raccolti molti ritrovamenti archeologici, sono rimaste due colonne di marmo con capitelli corinzi ed un'olla di pietra, provenienti da Siponto. Il Palazzo, più volte restaurato, ha di notevole la serie dei Vescovi ed Arcivescovi Sipontini con i relativi stemmi (a cominciare da Sergio Freccia o Frezza del sec. XII), dipinti da Natale Penati.

 

Un altro grande edificio, non meno notevole, è quello di S. Benedetto, che nel XIV era Badia, della quale resta qualche traccia nelle fabbriche, modificate con la trasformazione in monastero delle Celestine (nella seconda meta del XVIII sec.). La Chiesa fu restaurata nel settecento e resa più armonica con le grate, gli stucchi e gli altari gentilizi di alcune nobili famiglie locali. Pregevoli le tele settecentesche, tra queste, figurano tre opere firmate dal pittore napoletano F.A. Serio.

Sulla stessa via Tribuna, poco lontano, si ha il Convento dei Frati Minori con la chiesa di S. Maria delle Grazie, dove si custodisce la statua di S. Leonardo (proveniente dalla Chiesa omonima) con alcune tele del settecento, nelle pareti laterali e nel soffitto. Di stile barocco sono pure i sei altari laterali, costruiti da famiglie gentilizie locali. La chiesa è stata restaurata nel 1985, le porte di bronzo sono dello scultore sipontino Franco Troiano.

 

Si ricorda qui anche la Chiesetta di S. Matteo, che nel 1312 dava già il nome alla "ruga publica S. Mathei", oggi Corso Roma. Essa, come la Chiesa del Carmine in fondo al corso Manfredi, è stata recentemente restaurata ed abbellita da maestri romani.

Di fronte alla Chiesa del Carmine, con ingressi in Corso Manfredi nn. 22 e 26 l'edificio sede del convento dei Celestini, fondato il 1651 e mutato in abbazia il 24 luglio 1657.

Non va dimenticato il Palazzo Delli Santi, che ospitò il re Ferdinando II, con alcuni affreschi nell'interno, sulla via S. Maria "ruga quae dicitur de Sancta Maria, in Manfridonia", come leggiamo in un documento del 23 aprile 1292.

 

In via S. Lorenzo, si osserva ancora il bel palazzo con loggiato ad archi e colonne forse già abitato nel 1432 dai Cavalieri Teutonici di S. Leonardo, "domos palaciatas cum archis eccl. S. Leonardi de Lama Volaria de Majtina".

Tra le più antiche sono le fabbriche trecentesche della Chiesa di S. Francesco dei Padri Conventuali, ricordata con la "ruga Comitis ad frontem ecc. S. Francisci" in un atto pubblico (24 ottobre 1325) del notaio "Petrus Notarii Tancredi" (essendo giudice "Leonardus De Crifo regius Manfridoniae judex"). Pregevole, in questa Chiesa, il Crocifisso che vi è in grande venerazione, e il dipinto "la Natività di N.S.G.C." di Berardino e Giulio Ljcinio, con alcuni segni del vandalismo turco. Molto venerato era anche un piccolo Cristo deposto, conservato in una custodia di vetro (noto come il Cristo della nuca) che, secondo una vecchia tradizione oggi dimenticata, fu colpito da due fendenti di scimitarra nell'incursione del 1620. Dalle ferite sprizzò sangue vivo del quale si poteva notare per molti anni seguenti la traccia.

 

Infine indichiamo la Chiesa "S. Maria della Vittoria" detta poi "S. Maria dell'Umiltà" dal cardinale Orsini, che la consacrò. Passata al Comune di Manfredonia con le fabbriche conventuali dei Padri Cappuccini, che vi abitarono fino alla soppressione decretata da Gioacchino Murat (1809), fa ora parte del Cimitero Cittadino. Quivi nell'anno 1574, mentre il convento era ancora in costruzione, capitò il "Convertito di Manfredonia", S. Camillo De Lellis, già milite delle armi di Carlo V, che fu poi fondatore di un nuovo Ordine religioso, detto dei Camillini.

La nuova costruzione ebbe inizio il 1754 con la creazione di una chiesa che non fu mai terminata, perché intervennero i noti provvedimenti della Repubblica Napoletana prima e del governo francese poi a carico delle organizzazioni religiose, ed infine i decreti reali di cessione al Comune delle gran parte del complesso, oggi trasformate in Auditorium Comunale.

 

Con ingresso al n. 26 ha sede l'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo; al n. 22 troverà sistemazione la Biblioteca comunale.

 

 

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MASTROBUONI-DE FEUDIS, "MANFREDONIA (Siponto-S. Leonardo)",

Quaderni Turistici a cura dell'E.P.T. di Foggia, 1964