Palazzo Dogana

 

 

 

Una piccola storia della transumanza


Le origini della Transumanza l'asservimento delle terre del tavoliere della pastorizia sono remotissime : già nel primo secolo a.C. Varrone Reatino, nel De re rustica, registra l'obbligo per i pastori del Sannio di denunciare il numero degli armenti introdotti nella pianura di Puglia e di corrispondere un tributo. Nel 1115 i Normanni emanano una Costituzione che istituisce un regime particolare per i pascoli, dettando agevolazione e privilegi a favore dei pastori. In seguito Federico II, pur predisponendo misure per l'agricoltura e incoraggiando la coltura della vite e dell'olivo, non manca di tutelare e valorizzare i pascoli, riordinando l'amministrazione della mena delle pecore.

Pari cura e attenzione hanno Carlo I d'Angiò ed i suoi successori per la conservazione dei pascoli pugliesi, fonte di notevoli entrate fiscali.

Giovanna II, salita sul trono di Napoli nel 1414, ripristina la Costituzione normanna, sottoponendo l'affitto dei terreni a pascolo dei privati a rigidi vincoli ed autorizzazioni e dispone che i pastori siano affidati ad una giurisdizione particolare, con un foro privilegiato e due giudici speciali.

Re Alfonso d'Aragona riforma l'istituto e riordina tutte le precedenti disposizioni ; col diploma dell'1 Agosto 1447, dal campo di Tivoli, emana la prammatica della Dogana Menae Pecidum Apuliae, confermando le consuetudini affermatesi nelle province di Penne, Capitanata e Terra di Bari e nominando il suo collaboratore Francesco Montlubar Doganiere a vita e Procuratore speciale del Re.

Il Montlubar, avvalendosi degli ampi poteri del suo mandato, aggiunge al regio demanio altri pascoli, presi in affitto a tempo indeterminato da baroni, Università (Comuni) e Luoghi Pii ed estende l' affrancamento non solo agli animali , ma alle suppellettili e alle mercanzie.
Il Tavoliere viene diviso in 23 locazioni, a cui se ne aggiungono altre 20, dette dei poveri, per i bisogni dei piccoli allevatori, spesso vessati dai locati più ricchi con la subconcessione dei pascoli a prezzi proibitivi.
Ciascuna locazione è divisa in poste, mentre ai margini del comprensorio si reperiscono tre vasti territori (riposi) destinati alla sosta delle greggi in attesa della dipartizione ed assegnazione degli erbaggi.
Con l'istituzione della locazione d'Otranto e con la Doganella d'Abruzzo (che però dal1650 avrà amministrazione autonoma) il territorio della Dogana arriva a comprendere una regione vastissima, che abbraccia le pianure e le pendici che vanno dal Leccese su su fino al Teramano.
Le vie erbose che attraversano fittamente questa regione prendono il nome di tratturi, tratturelli.
I tratturi costituiscono le arterie principali di questo complesso sistema vario.
Larghi 60 passi (11metri), collegano l'Aquila al Tavoliere, Celano con Lucera, Alfidena ed Ascoli Satriano con una diramazione fino a Lecce.
Complessivamente la Dogana asserve una superficie enorme di territorio, valutata nel1548 in 15641 carra (312.820versure ; una versura=1,2345 ettari) e in18600 carra verso la metà del 1700.
Il massiccio sostegno dato alla pastorizia, le agevolazioni ed i privilegi di natura giuridica ed economica, l'alienazione di larga parte del patrimonio agricolo, finiscono ben presto per provocare lo spopolamento delle campagne. Sono abbandonati molti casali e molte masserie, le strade deperiscono ; le acque, non più regolate dall'uomo, diventano stagnanti e portatrici di malattie.
Una situazione disastrosa che provoca profondi squilibri e arretratezze, i cui pesanti effetti si faranno e si fanno sentire fino ai giorni nostri.

La regia dogana delle pecore


Il Doganiere ha autorità assoluta in materia civile, criminale e amministrativa su tutto il vasto territorio della Dogana : un potere, nel Regno, secondo solo a quello del Re.
Al suo cospetto i locati professano in segreto il numero dei capi di bestiame da condurre al pascolo, a lui spetta l'emanazione di bandi ; è il Doganiere che fissa i prezzi e fa riparare o costruire opere pubbliche.
Il Doganiere è affiancato, nella stanza del Tribunale doganale o della Ruota, dal Credenziere (l'avvocato procuratore del fisco che cura il registro degli animali professati) dall'uditore (giudice ordinario civile penale) e dal Mastrodatti (segretario o cancelliere).
La carica di Doganiere - come pure quella dei suoi più stretti collaboratori - è per molto tempo rilasciata al maggior offerente ; circostanza, questa, che non manca di avere un notevole peso sulla diffusa corruttela e nel malgoverno che distinguono l'amministrazione della Dogana. Completano la gerarchia della Dogana i vari Scrivani del Regio Patrimonio, delle Passate, delle Terre Salde, della Percettoria o Ricevitoria.
Agli uffici amministrativi e fiscali è annessa la Banca dei Cambi.
Il Doganiere ha alle proprie dipendenze i Lupi della Dogana (cavallari incaricati di sorvegliare il territorio delle locazioni), i famigli e i ragazzi che spesso non mancano, nel loro piccolo, di distribuire la loro personale dose di vessazioni sui locati i quali, consociati nella Universitas o Generalità dei pastori, sono costretti a proteggersi, oltre che dalle Università e dai Baroni, danneggiati dai provvedimenti della Dogana, anche dalle stesse autorità, che per pur dovrebbero tutelarli.
L'Universitas dei pastori elegge tre Sindaci Deputati Generali che assistono il Doganiere nelle cause interessanti i locati ed esercitano la tutela della "categoria" attraverso petizioni, suppliche, patrocini in giudizio.
Uno status, ambito, d'altra parte, quello di locato, se è vero che molti pastori, che pastori non sono, arrivano a professare una sola pecora per sottrarsi alla giurisdizione ordinaria e per rientrare in quella specialissima della Dogana.
Alle dipendenze del Doganiere, a tutela dell'ordine, sono inoltre un tenente e ventotto soldati, mentre i vari compassatori (agrimensori) e pesatori della lana, pur non dipendendo dalla Dogana, sono autorizzati ad esercitare la loro attività dietro rilascio di apposita patente e dopo un severo esame.

Il vecchio palazzo della dogana


La Dogana ha inizialmente sede a Lucera e poi Serracapriola (sede destinata però solo alla conta delle pecore ) ; nel1468 si trasferisce a Foggia, in un edificio che si affaccia sulla "strada maestra di Pozzo Rotondo" (Piazza Federico II), nello stesso sito probabilmente occupato nell'epoca sveva e angioina dal Palazzo dei Cambi.
L'edificio ha muri di spessore considerevole, a doppia fodera in tifo al piano superiore e nei cantinati, mentre le volte, che nel piano terra sono anch'esse in tufo, sono coperte da solai in legno al primo piano ; il secondo piano è coperto a tetto.
Al piano terra trovano posto le scuderie e la rimessa della carrozza del Governatore, il Corpo di Guardia e le carceri (carcere criminale, nuovo carcere dei locati, carcere della corsea , carcere delle donne, carcere di S. Francesco e carcere di Sant'Antonio).
Un cortile, tramite diciassette scalini porta al "passetto bislunco" del primo piano, attraverso cui si accede direttamente alla Sala delle Udienze del Governatore, a destra, e al grande Salone dei locati o del teatro, a sinistra.
Il primo piano ospita, oltre all'alloggio del Governatore e ai servizi di cucina e dispensa, la segretaria e il libromaggiore, la percettoria, il Tribunale, con cui comunicano la stanza della Ruota (sorta di camera di consiglio), la stanza della Corda (dove gli inquisiti sono "energicamente" interrogati) e la cappella.
Al secondo piano sono sistemati, in due camere, gli archivi della Dogana, mentre i vari locali sottotetto sono adibiti a granai.

La distruzione del 1731


Il violento terremoto che dal 20 marzo al 7 maggio sconvolge Foggia non risparmia il Palazzo della Dogana, che viene gravemente danneggiato.
Lo stesso Presidente Governatore, marchese don Carlo Ruoti, è costretto a trovare un alloggio di fortuna in una baracca sistemata nei pressi della Chiesa di Gesù e Maria, mentre l'Uditore del tempo trova la morte tra le macerie.
Sono incaricati di verificare la statitica del vecchio Dohanal Palazzo e di suggerire i rimedi per il suo ripristino i regi ingegneri Giuseppe Stendardo e Nicolò Tagliacizzi-Canale i quali, con due diverse relazioni, propongono notevoli varianti e modifiche allo stabile, con una spesa così notevole che suggerisce, piuttosto, (ed entrambi i periti lo confermano esplicitamente) la completa ricostruzione del palazzo.
Di fronte a cifre considerevoli la Corte di Napoli esita a lungo, tanto che alla fine, si invia un certo ingegnere, Giustino Lombardi, il quale non può fare altro che associarsi al parere dei due colleghi che lo hanno preceduto.
Si decide, comunque, perla ricostruzione dello stabile, ma proprio quando già fervono i lavori, il 23 Aprile 1733, il Presidente Governatore marchese Ruoti acquista da Mons. Giovanni Pietro Faccolli, vescovo di Troia, il seminario, sito in località Madonnella, appena fuori da porta Reale.

Il nuovo Palazzo della Dogana


Monsignor Cavalieri, santo vescovo di Troia, zio di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, ha avuto in dono dall'Universitas quel sito, per l'edificazione di un "Collegio oppure casa di residenza" dei Padri della Compagnia di Gesù.
Purtroppo egli muore nel 1726, quando la nuova opera è appena iniziata.
Non sono stati tirati su che i locali terranei, affittati subito come magazzini o botteghe - com'è consuetudine per ricavare una fonte di reddito - e una chiesa con atrio, salone e tenaglia e pochi altri ambienti. Al primo piano sono ubicate una grande libreria (donata da mons. Cavalieri assieme a quattro quadri del Solimena ed altri oggetti di valore) e le stanzette dei seminaristi.
Il corpo principale di fabbrica si affaccia sull'attuale Via Schiraldi.
La struttura muraria è a doppia fodera, in tufo all'interno, in mattoni all'esterno ; struttura che non verrà modificata con la costruzione del nuovo Palazzo della Dogana.
L'urgenza di trovare altra sede alla Dogana spinge il regio ingegnere Giustino Lombardi, presente a Foggia per il ripristino del vecchio edificio nel sito di Pozzo Rotondo, ad accelerare i lavori sull'ex Seminario : in un primo tempo si ricavano gli ambienti per le carceri e l'archivio (febbraio 1734) e, nell'estate del 1735, si completano i lavori del primo piano : Nel suo primo nucleo il palazzo ospita al piano terra le carceri, la cappella e il corpo di guardia, serviti da un portone e, al primo piano, l'archivio, il tribunale con annessa cappella, la segretaria, la percettoria, il libromaggiore, la stanza della corda e il Salone dei locati, tutti accessibili da un secondo portone.
La facciata appare semplice nella parte inferiore, graziosamente mossa nella parte superiore dai fregi dei balconi, di impronta tipicamente barocca.
Ma il nuovo Palazzo non è ancora finito che già se ne scopre la limitatezza degli ambienti : nel 1740 il Tribunale è costretto a trasferirsi nel Palazzo Belvedere, nei pressi della Chiesa di S. Tommaso ; nel 1743 si dà inizio ai nuovi lavori, eseguiti dal mastro muratore Francesco Delfino e successivamente da mastro Leonardo Romito, sempre su progetto del Lombardi.

Tra ampliamenti e rimaneggiamenti


Col 1749 iniziano i grandi lavori di ampliamento che, pur rifacendosi all'originario progetto del Lombardi, metodicamente se ne discostano, con una serie di aggiunte, ripensamenti, ridistribuzioni degli spazi, demolizioni, ricostruzioni dettate dalle volubili esigenze del momento e di chi a turno le esprimeva.
E' anche per questo motivo che il 26 febbraio del 1775 il Re, da Torre Guevara, annuncia al presidente Governatore l'invio del Regio ingegnere don Luigi Vanvitelli, col compito formale di esaminare l'eventualità di una nuova progettazione.
Per la verità, il Vanvitelli si limita a fornire indicazioni e suggerimenti, ma oltre non va, anche se poi saranno in molti ad attribuire proprio ad un presunto progetto del Vanvitelli lo scenografico scalone d'onore dell'edificio.
Nel 1762 il regio ingegnere Felice Bottiglieri procede ad una stima delle opere realizzate in tredici anni di lavoro, che hanno portato l'edificio alla sua volumetria pressoché definitiva.
Il palazzo si sviluppa su tre corpi di fabbrica continui, è il quarto interrotto da un giardinetto.
Della primitiva facciata sullo stradone del Salvatore (ora Corso Garibaldi), Palazzo Dogana si è andato sviluppando con un nuovo prospetto principale su Largo Palazzo (l'attuale Piazza XX Settembre) ; la terza facciata insiste su Vicolo del Sale (vico Palazzo), mentre il quarto corpo, il più consistente nell'originario Seminario, dà su Via Schiraldi.
Nel piano interrato hanno trovato posto la "pagliera" del Presidente Governatore mentre alcune "grotte" sono desinate alle esigenze dell'Avvocato fiscale e dell'Uditore.
Al piano terra, nella nuova facciata principale su largo Palazzo, improntata già nel Neoclassico (i "consigli" di Vanvitelli ?) si apre il portone principale in castagno e, alla destra, l'ingresso privato del Presidente.
Tutt'intorno al cortile maggiore, da cui si accede dal portone principale attraverso un atrio coperto, e nel cui centro è un pozzo, corrono stalle, magazzini, pagliere, depositi, vari bassi o fondaci.
Sullo stradone del Salvatore, il vecchio portone principale costituisce l'accesso privato dell'Avvocato fiscale, mentre da un altro attiguo portone si raggiunge, oltre un atrio coperto, il corpo di guardia e, attraverso esso, le carceri (criminale, civile, delle donne) e la cappella.
Il piano nobile è per la gran parte occupato, sulla facciata principale e nei due versanti laterali fino alla fine del cortile maggiore, dagli appartamenti del Presidente e dalla sua Sala delle udienze particolari.
Dal cortile maggiore, salito lo scalone d'onore, oltre che alla sala del Presidente si ha accesso al Salone del Tribunale (impreziosita nel 1769 da uno splendido altare in marmo bianco, con riquadrature in verde antico e cornicette in marmo giallo di Verona), all'Archivio, alle stanze della Ruota e della Corda.
Sempre al Salone del Tribunale, attraverso la Banca delle Passate e un corridoio, si giunge agli uffici della percettoria, del libromaggiore, della segretaria e della Banca delle Terre Salde e dei Cambi.
Al secondo piano, sul versante di via del Sale, sono disposti gli undici ambienti dell'Uditore, mentre nella parte opposta, sullo stradone del Salvatore, sono le dodici stanze dell'Avvocato fiscale, collegate da una scala segreta attigua alla cappella del piano nobile.
Il Presidente ha un altro piccolo appartamento, che occupa parte della loggia soprelevata sull'atrio coperto dello scalone d'onore per giungere fino al piccolo cortile con giardino, sulla sottostante stanza della Banca delle Passate.
Il palazzo conserva questo assetto fino al 1776 quando, diventa impellente la necessità di dare maggiore spazio all'Archivio, si decide di rifinire ed arredare tre stanze al secondo piano, collegate con una scala interna al primo piano.
Due anni dopo, mentre le cinque arcate della loggia vengono chiuse con vetrate, si occupano gli ultimi quattro vani del secondo piano non ancora utilizzati : saranno destinati agli scrivani del regio patrimonio.
E' del 1778 la decisione di Ferdinando IV di Borbone di ridurre in Collegio il Tribunale e di affiancare un secondo Uditore alle autorità doganali, nel tentativi di rimettere sotto controllo un situazione amministrativa e giudiziaria sempre più caotica.
Viene, perciò in tutta fretta, ricavato al secondo piano, sull'area dei sottostanti uffici amministrativi - e, sottraendo qualche stanza al primo Uditore - un altro appartamento, anch'esso servito da una scala indipendente.

Nozze Reali


Diciotto anni dopo (1796) Palazzo Dogana viene di nuovo invaso da muratori, stuccatori, decoratori, fabbri e falegnami : il matrimonio tra il principe ereditario Francesco di Borbone e la principessa Clementina d'Austria.
Il palazzo viene ridipinto a nuovo all'interno e all'esterno, si chiudono porte ed altre se ne aprono, molti soffitti vengono rifatti, si spostano le cucine e si creano una bottigliera e una biscotteria con forno esterno.
Stucchi, decorazioni, dipinti nobilitano e completano gli ambienti.
Al primo piano sono allestiti gli appartamenti reali, quello dello sposo e quello della sposa.
Alle dame di compagnia ed alle cameriere viene riservato il secondo piano, mentre le carceri maschili, al piano terra, sono sgomberate e accuratamente disinfestate per ospitare i granatieri reali.
Le nozze si svolgono il 228 giugno del 1797 e per qualche giorno Foggia diventa capitale del Regno.
Il Salone del Tribunale, dopo la cerimonia religiosa in Cattedrale, è il centro di grandi festeggiamenti, allietati anche dall'esecuzione del melodramma gioioso "Daunia Felice", composto per l'occasione da Giovanni Paisiello.
Tanto calda e generosa è l'accoglienza di Foggia e delle sue più ricche famiglie (che hanno contribuito generosamente al prestito pubblico lanciato per finanziare i preparativi) che il Re eleva al rango di marchesi i casati di Freda, dei Celentano, dei Filiasi e dei Saggese.
Non gioiscono più di tanto le autorità della Dogana : il Re si riserva l piano nobile, il Governatore deve trasferirsi nell'appartamento dell'Avvocato fiscale, il Fiscale deve trasferirsi nell'appartamento del Primo Uditore, mentre entrambi gli Uditori devono prendere casa in affitto. Soltanto nel 1799, dopo una breve apparizione dei Francesi che, venuti a saldare i moti delle Repubblica partenopea, occupano il primo piano del palazzo, le autorità doganali possono riprendere possesso dei loro appartamenti.

La fine dell'Istituzione della Dogana


Alla fine del XVIII secolo la Dogana vive stancamente e disordinatamente gli ultimi anni della sua vita. Gli abusi crescenti, l'avvento del brigantaggio, L'instabilità del Governo centrale, hanno ridotto il Tavoliere a terra di frontiera.
Nel tentativo di porre un freno alla decadenza dell'istituzione, Ferdinando di Borbone, nel 1804, dà avvio ad un progetto di riforma attraverso la censuazione e, nell'anno successivo, concede l'affrancazione dei canoni al quattro per cento sulle terre demaniali poste a coltura.
Ma siamo ormai all'epilogo della storia della Dogana : nel 1806 ritornano i Francesi e Giuseppe Bonaparte, il 21 maggio, sopprime la Dogana e il 1 settembre decreta la divisione di tutte le terre demaniali, baronali, ecclesiastiche e comunali e la concessione in affitto - dietro corresponsione di un canone annuo - agli attuali beneficiari, cioè ai locati.
Nel 1808 Gioacchino Murat desina l'ufficio della Dogana a sede del Tribunale criminale ; ma, per contrasti tra il Mastrogiurato e l'Intendente del tempo, si decide, voltasi la disputa a favore dell'Intendente, di trasferire il Tribunale a Lucera.
Mentre il contenzioso presente presso il Tribunale della Dogana passa alla competenza dei Giudici ordinari, si istituisce la Giunta del Tavoliere, col compito di provvedere alla censuazione delle terre.
Il controllo delle procedura di divisione delle terre è affiato ai consigli di intendenza ; i comuni, poi, provvedono ad assegnare le quote ai singoli.
Gli eccessivi oneri posti a carico dei censuari, tuttavia, limitano la portata e gli effetti dei provvedimenti adottati e, al tempo stesso, confinano in una condizione di ancora maggiore di miseria le plebi rurali ed i terrazzani in particolare.
Dopo la parentesi murattiana, Ferdinando I di Borbone riduce a quattro le locazioni e, con vari provvedimenti, aumenta la pressione fiscale sui censuari, col risultato di ricomprimere lo sviluppo agricolo e di far ricadere l'intera economia del territorio in una situazione gravissima.
Palazzo Dogana assume il nome di Palazzo del Tavoliere e poi di Palazzo dell'Indipendenza ; le ristrutturazioni e le varianti distributive continuano e si moltiplicano, volgendo ora a favore dell'Amministrazione del Tavoliere, ora a favore dell'Intendenza.
L'enorme patrimonio di archivio della Dogana viene disperso e trascurato e una tardiva sistemazione non può non evidenziare quali ingenti danni abbia subito.

Dall'unità ai giorni nostri

Con l'unità d'Italia, tra il 1862 ed il 1864, il Palazzo viene "sottoposto" ad ulteriori modifiche, con l'aggiunta di un porticato e di un loggiato che vanno a ridurre il cortile minore con giardinetto.
Il 26 febbraio del 1865 il giovane Parlamento nazionale sancisce la soppressione dell'Amministrazione del Tavoliere, fiscalmente avida e di nessuna utilità per l'economia del territorio.
Nel 1876 l'Amministrazione provinciale di Capitanata acquista dal Demanio il piano terra e il primo piano di Palazzo Dogana.
Al momento della stipula dell'atto di vendita, il palazzo ospita a piano terra le Regie Poste, la Pubblica Sicurezza, la Tesoriera Provinciale, i magazzini del sale e dei tabacchi, l'archivio e l'ufficio tecnico dell'Amministrazione Provinciale, la sala del Consiglio Provinciale e il Gabinetto e l'alloggio del Prefetto, qui insediatosi dopo l'Unità ; al secondo piano l'intendenza di Finanza, gli uffici della Prefettura e gli uffici della Ricevitoria del Tavoliere, ultimo retaggio della passata amministrazione.
Agli inizi del secolo, nell'ambito di alcuni lavori di restauro, viene rivestito in marmo in basamento dello scalone d'onore, abbellito pure dalla pregevole balaustra modanata a colonnine tornite (originariamente vi era una modesta ringhiera in ferro battuto).
Nel 1923, per sopperire al bisogno di nuovi ambienti sia da parte dell'Intendenza che dell'Amministrazione Provinciale, si pensa addirittura di soprelevare il palazzo, ma un esame dello stato delle strutture suggerisce, piuttosto, di por mano ad opere di consolidamento.
Nel1934 la Prefettura e la Questura si trasferiscono nel nuovo edificio su corso Garibaldi, mentre nel Palazzo degli Uffici Statali, in piazza Lanza : nuovi edifici della grande Foggia del piano Albertini, che in un primo momento porta ad ipotizzare l'inaudito progetto di demolire lo stesso Palazzo Dogana... I locali lasciati liberi al piano terra vengono occupati dalla Biblioteca Provinciale (istituita proprio in quegli anni), dall'Opera Nazionale Maternità ed Infanzia e dell' Archivio di Stato.
Al primo piano, con l'Amministrazione Provinciale, hanno trovato posto gli uffici della federazione provinciale dei Fasci di Combattimento.
Il Salone del Tribunale e la stanza della Ruota sono stati adibiti a deposito della Biblioteca.
I bombardamenti aerei del 1943 distruggono proprio quei locali, arrecando, dunque, un doppio danno alla memoria storica della Capitanata.
Con l'arrivo degli anglo-americani, Palazzo Dogana viene destinato ad ospitare, al primo piano, il Tribunale alleato ed i relativi uffici.
Al secondo piano ritornato la Prefettura e la Questura e vari istituti scolastici di istruzione superiore. Ad essi si aggiunge la scuola media "De Sanctis".
Nel 1948 si riparano i danni dei bombardamenti e si ricostituisce, in banale forma razionalistica, il Salone del Tribunale. In questa occasione viene anche realizzato il terzo porticato a fronte dell'ingresso principale.
Nel 1952 si trasferiscono gli istituti scolastici superiori, mentre la scuola media abbandona il palazzo nel 1963.
Nel 1967, infine, libera le stanze del secondo piano anche la Squadra Mobile della Questura.
Tra il 1968 ed il 1972 si procede ai limitati lavori di consolidamento delle fondazioni lungo piazza XX Settembre e vico Palazzo, mentre gli interni vengono sottoposti a restauri e ad ennesime varianti distributive.
Negli anni successivi lasciano il palazzo anche la Biblioteca Provinciale e parte nell'Archivio di Stato.
L'antico palazzo, dopo aver accolto tra le sue mura, in un vorticoso mutar di scena, baroni e pastori, re e ladroni, burocrati e scolari, oggi appare come un grande teatro della storia e della memoria collettiva.
Usato da sempre come un edificio in continuo divenire, quasi come un vestito da adattare a tutte le taglie, oggi non conserva, al suo interno che pochi ambienti che possono far intuire gli antichi splendori : il salone delle udienze del governatore, l'ambiente meglio conservato e recentemente restaurato, ora sala del Consiglio Provinciale ; la stanza della Ruota, ora sala della Giunta Provinciale ; le stanze dell'antico Archivio, ora occupate dal Presidente della Giunta Provinciale ; le stanze dell'antico Archivio, ora occupate dal Presidente della Giunta Provinciale ; il salone del Tribunale, deturpato - come si è detto - dalla guerra e da una maldestra ricostruzione.

La Provincia di Capitanata


Dopo tante vicissitudini e cambi di destinazione, Palazzo della Dogana sembra avere acquisito una sua "fisionomia" definitiva ospitando l'Amministrazione Provinciale di Foggia o, per essere più precisi, la Provincia di Capitanata, secondo la nuova dizione prevista dallo statuto. Dire Palazzo Dogana (come avviene per i più illustri Palazzo Chigi, Palazzo Madama, Palazzo Montecitorio) significa ormai identificare immediatamente l'istituzione che vi è ospitata.
Ma cos'è la Provincia ? Quali funzioni essa ha sul territorio provinciale ? Anche per questo ente, come per Palazzo Dogana, le cose sono molto cambiate negli ultimi anni. Nell'intenso dibattito istituzionale che negli anni Sessanta precedette l'istituzione delle Regioni e l'avvio delle esperienze regionaliste, non mancò chi propose addirittura la soppressione delle Province, ritenute addirittura enti inutili.
In effetti, lo "Statuto delle Autonomie" attribuiva allora alle Province compiti insignificanti e marginali : la cura della viabilità sub-regionale e sovracomunale, l'istruzione secondaria nei licei scientifici e negli ultimi tecnici, l'assistenza a particolari categorie di cittadini disagiati, tra cui l'igiene mentale.
Le Province si rilevarono però, sul campo, Enti assai più utili di quanto non contemplasse il loro misero "status" istituzionale.
Con l'avvento della Regioni, numerose finzioni vennero da queste delegate alle Province. E soprattutto, man mano che lo Stato effettivamente si decentralizzava, veniva sempre più avvertita l'esigenza di un autorevole livello intermedio (cioè sub-regionale e sovracomunale ) di governo del territorio, che svolgesse una funzione di programmazione e di gestione di servizi che, per loro natura, non potevano essere allocati né a livello regionali, né a livello comunale. Tutte funzioni che, pur in assenza di precise disposizioni di legge, le Province cominciarono a svolgere in modo autonomo, rivelando la loro "necessità".
A dare definitivamente alle Province i galloni di enti intermedi è stata la legge 142/90 che ha riformato l'ordinamento locale, che ha previsto per loro molti e nuovi compiti istituzionali. In particolare, la legge di Riforma ha concesso agli Enti Locali si dotassero di uno Statuto per "inquadrare" e definire compiti e funzioni stabilite in modo generale dalla "142".
Lo Statuto della Provincia delinea l'immagine di un Ente chiamato a svolgere una funzione decisiva di governo del territorio e di soggetto propulsore per lo sviluppo economico e il progresso sociale.
L'art.1, che detta i Principi Fondamentali, stabilisce che "la Provincia rappresenta e cura unitariamente gli interessi della comunità provinciale e promuove lo sviluppo di tutti i cittadini comunque presenti sul suo territorio, indipendentemente dalla loro nazionalità, dalla loro razza, dal loro sesso, dalle loro opinioni politiche e dalla loro fede religiosa, perseguendo gli obiettivi fondamentali dell'affermazione della persona umana, dei valori della democrazia, della pace e del progresso, e adoperandosi in ogni modo per favorire l'uguaglianza e le pari dignità di tutti i cittadini, nella prospettiva di una società interetnica e in grado di garantire pari opportunità a tutti i suoi componenti. A tal fine le Provincia promuove e garantisce la più ampia partecipazione democratica dei cittadini, degli enti locali, delle associazioni e dei movimenti sociali, economici e culturali alla determinazione della politica e dei programmi provinciali".
"La provincia di Foggia - si legge ancora nell'art.1 - , in conformità ai principi costituzionali e alle norme internazionali che riconoscono i diritti innati delle persone umane, memore dell'olocausto di sangue versato dai suoi cittadini per la pace, con i tragici bombardamenti sulla città di Foggia, insignita di medaglia d'oro al valore civile, e per la difesa della libertà, con le insurrezioni di Ascoli Satriano e di Serracapriola e l'eccidio di Cerignola nel 1943 ; ripudia la guerra come mezzo i risoluzione delle controversie internazionali, promuove la cooperazione tra i popoli, riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli. A tal fine, la Provincia promuove la cultura della pace e dei diritti umani , mediante iniziative culturali e di ricerca, di educazione, di cooperazione e di informazione che tendono a fare della Capitanata una terra di pace".
A determinare gli obiettivi dell'azione amministrativa dell'Ente di Palazzo Dogana è invece l'art.3. Si tratta di qualcosa di più
semplice elenco. Vi si individua, infatti, una vera e propria prospettiva per il futuro della capitanata :
"La Provincia - si legge nel rimo comma - opera per lo sviluppo del territorio della Capitanata, valorizzando la sua essenziale peculiarità di provincia-regione che, per la sua funzione naturale di cerniera tra il Nord e il Sud, per la sua estensione e la sua ricchezza territoriale, per la sua dotazione do risorse umane e naturali può svolgere una funzione avanzata nelle dinamiche di sviluppo che interessano l'area pugliese e meridionale".
Gli strumenti per conseguire tale fine vengono invece individuati nel secondo comma, che disegna con grande precisione la nuova fisionomia istituzionale dell'amministrazione, stabilendo che essa - assume quali obiettivi prioritari della propria azione la tutela e la valorizzazione dell'ambiente e delle attività produttive e il superamento degli squilibri territoriali, settoriali e sociali esistenti nel suo territorio ;
- sostiene e promuove lo sviluppo di attività ed iniziative culturali e sociali aventi come scopo la crescita civile e la valorizzazione del tempo libero dei cittadini, sostenendo le iniziative e gli interventi proposte dalle forze culturali operanti sul territorio ;
- individua nella terza età un importante patrimonio di idee, di cultura e di esperienza che va tutelato e valorizzato attraverso l'adozione di opportuni strumenti ed iniziative, in collaborazione con gli organismi sindacali, istituzionali e culturali della terza età ;
- favorisce ogni intervento diretto a prevenire e a combattere sul territorio l'insorgere di fenomeni di devianza e di emarginazione, con particolare riferimento alla criminalità organizzata, alla tossico-dipendenza, all'alcolismo e alle malattie loro correlate ;
- concorre a garantire con gli altri enti il diritto alla salute e alla qualità della vita, con particolare riferimento ai problemi degli anziani, dei minori, dei disabili, degli invalidi e delle fasce sociali a rischio per quanto riguarda i fenomeni di devianza e di emarginazione ;
- promuove iniziative intese a favorire pari opportunità di accesso e lavoro e di integrazione sociale, economica e politica per le donne e gli uomini, favorendo un effettiva "pari opportunità" tra i due sessi e incoraggiando ogni iniziativa rivolta a superare i problemi della condizione femminile ; partecipa attivamente alle associazioni di carattere nazionale ;
- promuove iniziative per una effettiva integrazione della Capitanata e delle sue comunità nelle strutture comunitarie dell'Europa, partecipando attivamente alle associazioni di carattere nazionale ed internazionale intese a salvaguardare e a sviluppare le autonomie locali, nonché a promuovere l'integrazione e la collaborazione degli enti locali, con le istituzioni di carattere sovrannazionale ;
- salvaguarda le identità culturali, tutela le minoranze linguistiche presenti sul territorio attraverso apposite iniziative e favorisce interventi per conservare e sviluppare vincoli di solidarietà fra le comunità delle proprie popolazioni emigrate e residenti all'estero e in altre regioni d'Italia ; - incoraggia e sostiene lo sport dilettantistico individuando in esso un importante e fondamentale momento di aggregazione sociale e mettendo a disposizione degli Enti e delle Associazioni sportive dilettantistiche operanti in Capitanata le proprie strutture ;
- promuove, favorisce e sostiene iniziative per l'occupazione giovanile".
Gli altri articoli individuano, tra l'altro, strumenti innovativi per favorire l'accesso e la partecipazione dei cittadini alla vita, alle scelte ed ai programmi dell'Amministrazione. Vi si prevede la possibilità di ricorrere a "forum" o ad inchieste tra i cittadini per richiedere il loro parere su particolari questioni amministrative, il ricorso al referendum consultivo per problemi di rilevanza provinciale, si istituisce la figura e la funzione del "difensore civico" prevedendone anche l'elezione diretta da parte dei cittadini, si costituisce un albo e diverse consulte per le associazioni ed i movimenti della Società Civile.
Grazie alla "142" ed allo Statuto, ma anche grazie a quanto la Provincia ha fatto in questi anni per essere veramente un Ente intermedio, un'aria nuova si respira nelle stanze e nei corridoi di Palazzo Dogana. E chissà che anche l'antico palazzo settecentesco, com'è accaduto per l'Amministrazione che ospita, non sia chiamato a vivere una nuova vita.