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Situata strategicamente al centro
di una raggiera di strade provenienti dal Tavoliere e dal Subappennino, San Severo vanta
origini molto antiche: secondo una leggenda fu l'eroe greco Diomede a fondare la
città col nome di "Castel Drione". Si dice che Diomede avesse edificato
anche due templi imponenti, oggi scomparsi, dedicati l'uno a Calcante, e l'altro ad
Esculapio, dio della medicina. Castel Drione ad ogni modo, rimase una città pagana fino
al 536, quando S.Lorenzo, vescovo di Siponto, inviò il pagano Severo a governare la
città. Questi si convertì presto al Cristianesimo e la città in suo onore cambiò il
suo nome in quello attuale. Florido centro agricolo e commerciale per tutto il Medioevo,
fu sede nel XVI secolo del Governatore della provincia di Capitanata, e del tribunale
della Reale Udienza. A San Severo dimorò per breve tempo anche Carlo V,che in
quell'occasione diminuì le tasse e istituì il "Consiglio dei Quaranta", da cui
prese il nome una famosa via della città. Monumenti notevoli, sono il Santuario della
Madonna del Soccorso in stile barocco, la Cattedrale risalente al secolo XI, ma rifatta in
periodo barocco e il Palazzo dei Celestini ceduto al Comune nel 1913. Degni
d'attenzione sono poi l'Episcopio, fondato nel 1668, la bella facciata romanica della
chiesa di San Severino, il coro ligneo e le quattro statue opera del veneziano Ambrogio
Piazza, custodite nella chiesa di San Nicola e, infine, i marmi e le dorature della
piccola Chiesa della Pietà. Oggi San Severo è ai primi posti in Italia per la produzione e la commercializzazione del vino (contraddistinto dal marchio D.O.C.). Nel suo recente passato, San Severo ha dato i natali a due grandi personaggi della scrittura e del disegno: Nino Casiglio e Andrea Pazienza. In realtà, per quest'ultimo si tratta di una passionale naturalizzazione, poiché Pazienza a San Severo trascorse molti anni della sua breve vita anche se qui non è nato. Pazienza ha riempito, in questi anni, tutta San Severo di autentici capolavori inediti, disegni realizzati nelle soffitte degli amici, sui tavoli delle pizzerie dove mangiava, senza poter immaginare che alcuni collezionisti pagherebbero oro per impossessarsi del genio sregolato della sua matita.A Casiglio, invece, la città ha potuto riconoscere tutti i suoi meriti quando era ancora in vita, poiché l'autore di "Acqua e Sale" (Premio Napoli 1977) continuò, anche dopo la popolarità letteraria, ad esercitare la professione dalla quale non si sarebbe mai separato, ossia l'insegnamento. DATI
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Data Ultima Modifica: 04-07-2000
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